domenica 13 aprile 2014

Incoerenze bibliche e scribi non all'altezza del compito

Incoerenze bibliche e scribi non all'altezza del compito
di Guido Marenco 


Incoerenze certificate
Che la Bibbia non sia una perfetta architettura di parole divine che si incastrano l'una nell'altra fino a comporre una musica sublime, ma una raccolta spesso contraddittoria, non è la mia immodestia di antropologo a sostenerlo. Lo hanno già osservato fior di studiosi ebrei e cristiani.

Tra i molti possibili cito un autore cattolico, John L.McKenzie, che scrisse un'opera molto acuta e intellettualmente onesta: Teologia dell'Antico Testamento - Queriniana 1978. Dice Mc Kenzie: «La teologia è, etimologicamente, "discorso su Dio".

Se si raccolgono tutti i discorsi su Dio che ci sono nell'Antico Testamento, ne emerge abbastanza chiaramente una realtà personale che non è del tutto coerente con se stessa. Una volta che è emersa, nessuno potrebbe mai più confonderla con una qualsiasi altra realtà personale. Però, come ho già detto, tutti i discorsi-su-Dio che si possono raccogliere si fondono in una totalità che sembra non rappresentare la credenza di alcun singolo israelita che sia mai esistito.

Quando il teologo biblico mette insieme questo discorso-su-Dio (lasciamo da parte per il momento la parola "sintesi"), lo fa in base a qualche principio che deduce da fonti diverse dell'Antico Testamento. Quando cerca di conciliare le incoerenze ricordate, lo fa perché egli ha una certa qual esperienza di questa totalità, che gli israeliti non ebbero mai. Per questo essi non sentirono il bisogno di conciliare le incoerenze.

Non si dovrebbe dimenticare che la capacità dell'uomo prefilosofico di accumulare incoerenze senza alcuna preoccupazione di organizzarle. Questo lo si può chiaramente vedere nella legislazione israelitica; ed Henri Frankfort ha messo in evidenza la capacità degli egiziani di pensare in linee parallele e qualche volta anche contraddittorie la loro mitologia.

La stessa capacità è certamente presente nei redattori dei libri dell'Antico Testamento. I principi della sintesi dedotti da fonti diverse della Bibbia sono i principi del discorso logico nei quali si è formato l'uomo moderno.

La letteratura biblica non è un discorso logico; e il compito della teologia biblica potrebbe essere semplicemente quello di tradurlo in un discorso logico.» Teologia della Legge e teologia di Giobbe Il discorso logico di cui McKenzie lamenta il mancato dispiegamento è il romanzo dell'uomo biblico, incastrato tra le due teologie più importanti che escono dalle ceneri del mito di Esodo: la teologia della Legge e dei profeti, e la teologia di Giobbe.

Che queste non si incontrino che debolmente, quantomeno fino al fariseismo e quindi a Gesù, appare dagli scritti stessi , se affrontati cronologicamente. I profeti, con l'eccezione di Ezechiele, trascurano di occuparsi del destino del singolo, della sua pretesa di essere un'imitazione di Abramo, accompagnato ed assistitito passo a passo dalla guida del Signore fino a morire sazio d'anni e di vita, ricco, capo di un clan, degno di essere ricordato dai posteri.

Per i profeti è chiaro solo un punto: il destino collettivo di Israele è determinato dal grado di fedeltà alla parola di Dio dei suoi capi. La sorte del singolo non ha alcuna importanza. Non può valere come prova per inverare o confutare il teorema teopolitico, chiarito einterpretato da Martin Buber. (1)

Giobbe richiama disperatamente l'attenzione sulle sue tribolazioni che non trovano alcuna spiegazione nella dottrina di Ezechiele.
Questi aveva sostenuto che se l'individuo cammina nella Legge, non deve temere alcunché: è immunizzato contro ogni male.

La dottrina Ezechiele è smentita sia dal destino infame che perseguita ogni singolo profeta, cioè dall'uomo che segue la Legge nel modo più radicale e intransigente, che dalla esperienza di ogni uomo comune, tanto che resti fedele al Dio di Mosè, tanto che segua altre strade.

L'ebreo incontra sciagure anche se cerca di mantenersi retto.
E, come denuncia Giobbe, succede molto spesso che l'iniquo prosperi e i suoi figli danzino con superbia di fronte agli oppressi.
Con Giobbe crolla un mito, quello di un Dio che protegge i giusti. Tutt'altro, li mette alla prova, abbandonandoli perfino nelle mani di Satanasso, come sostenne il filosofo ebraico medioevale Mosè Maimonide. (2) A Babilonia essi finiscono addirittura nella fornace, com'è nei libri di Daniele. Libri non più profetici, ma 'apocalittici', cioè testi che rinunciano alla teopolitica per rinviare la resa dei conti alla fine dei giorni.

La teologia della Legge fu essenzialmente una grandiosa visione teopolitica. Avrebbe retto, con qualche aggiustamento, se il mutato scenario storico e sociale non l'avesse costretta a fare i conti con il destino del singolo.
Cosa poteva rispondere il profeta che incontrava sulla sua strada un lebbroso, un cieco, un affamato? Solo Elia ed Eliseo, essenzialmente due miti, dimostrarono di saper operare miracoli.

Ma il profeta scrittore, il profeta che esce realisticamente da una storia realistica, è del tutto impotente a realizzare miracoli. Al singolo non sa dire altro che rimettersi alla volontà di Dio. Così l'israelita è perfino incentivato a cercarsi altri dei, altri santuari, altri medici. E' singolare, ma ad Israele sembra mancare del tutto la cultura della medicina, che pure esisteva in Egitto e in Mesopotamia. Quando s'ammala, l'ebreo o muore, o viene miracolosamente guarito. Oppure si rivolge a qualcosa di straniero, ad altri dei. La teologia della Legge si sosteneva sul mito di Esodo, un libro con doppia valenza, una delle quali negativa e diseducativa.

Se quella positiva è piuttosto evidente, il nostro Dio è libertà e legge, e nell'osservanza della Legge vi è la prosperità del popolo, e nell'inosservanza vi è la catastrofe, la seconda sfugge spesso all'attenzione, tanto che anche Buber non riesce a coglierla frontalmente. Mi riferisco al mito negativo della 'pappa fatta'. Secondo Esodo, gli ebrei non dovettero fare alcunché per liberarsi dalla schiavitù, fece tutto Dio, o in prima persona o attraverso Mosè. E quel mito cominciò a scricchiolare proprio in corso d'opera. Gli scribi di Esodo, probabilmente, non ne furono nemmeno consapevoli, ma quando presero a raccontare il mormorio contro Dio e contro Mosè da parte del popolo, posero il dito sulla vera piaga ebraica. Se il popolo non è consapevole del prezzo che occorre pagare alla libertà, se esso si trova costantemente la tavola apparecchiata con manna e quaglie che cadono dal cielo, il bambino viziato troverà sempre un motivo per lamentarsi, e rimpiangere anche la più insopportabile delle schiavitù. Il bambino viziato manca di consapevolezza, ed ha sempre una memoria piuttosto parziale. Ricorda solo ciò che gli fa comodo ricordare.
Le promesse di Dio, ad esempio.
Pertanto, alla prima difficoltà è persino disposto a seguire chi grida più forte o fa le promesse più allettanti. Non appena giri l'occhio, lo trovi estasiato ad adorare un vitello d'oro.

Se tutto non va come nelle più egoistiche aspettative del bimbo capriccioso, il popolo mormora contro Dio, contro Mosè. Poco importa che tra la massa si insinui un agitatore interessato; se esso non compare, ci sarà sempre qualcuno che si farà agitatore. Per questo, nella sua ingenuità adolescenziale, Esodo diventa un libro a doppia valenza: da un lato educa alla Legge e alla morale, dall'altro propone una storia profondamente diseducativa. .

Con questa ambivalenza, finisce tuttavia col porgere la chiave di una spiegazione della logica della storia ebraica, ed anche umana, che va oltre il tempo dell'Antico Testamento. Dai le tue perle a cani e porci ed essi si rivolteranno contro. E' la frase che spiega nelle sue tensioni più essenziali e veritiere Esodo,ed anche il destino di Gesù, erede di Mosé e dei profeti. Gesù fu ucciso, prima ancora che per una misteriosa volontà del Padre celeste a cui ci si deve rassegnare, per il crudele riaffermarsi della legge della storia: consigliò di non dare perle a cani e porci, poi fece esattamente il contrario, sapendo quello che sarebbe accaduto. Esodo, ovviamente, pone almeno un altro problema, anche più complesso di quello proposto. L'azione di Dio manca di umanità. "Io indurirò il cuore del faraone" e così la lezione sarà ancora più dura e sanguinosa.

La colpa di un capo scellerato ricadrà su tutto il suo popolo. E i primi a morire saranno gli innocenti, cioè i primogeniti d'Egitto. E' dura da digerire, ma la teopolitica profetica può sempre dire: si tratta solo di una delle tante leggi oggettive della storia. Anzi, la più importante. Le iniquità e le testardaggini dei capi portano a rovina, e i primi a pagare sono sempre i figli innocenti di qualsiasi patria. Essi vanno al fronte, essi uccidono innocenti, e vengono uccisi. C'è un tempo per vivere ed uno per morire.

Ma noi contemporanei non possiamo confondere le leggi oggettive della storia con la volontà di un Dio "buono e giusto" sperando di farla franca. Se Dio si nasconde dietro alle leggi oggettive della storia, Dio diventa ancora più invisibile e inattingibile di quel che sarebbe in circostanze normali. Nessuno lo trova più. Dio è morto. L'ateismo è dietro l'angolo e l'essere umano, il filosofo post-hegeliano, Marx, non possono che sostituire le leggi oggettive della storia a Dio, diventato ormai una inutile complicazione. . Perché la liberazione dalle catene egiziane appaia ai nostri occhi di educande come un vero 'miracolo', Dio avrebbe dovuto liberare il suo popolo senza colpo ferire. L'Onnipotente va dal faraone e gli dice: 'Libera il mio popolo!' Vuoi che il faraone risponda no all'Onnipotente? E se risponde no, Dio fa scoppiare lui ed i suoi accoliti, ma non tocca gli innocenti. Invece, siamo di fronte ad una 'brutta storia' . Dio colpisce il faraone per ultimo, travolgendolo insieme al suo tracotante esercito con le acque del mare. Prima ha trovato necessario massacrare i primogeniti nei loro letti. E non li ha uccisi in modo leale, ad esempio mediante uno scontro armato tra un reparto di reclute e un reparto di rivoltosi ebraici inferociti. Li colpisce nel sonno, vigliaccamente, come si trattasse di un Dio terrorista stragista. Messa in questo modo la questione, è evidente che Esodo solleva un gravissimo eineludibile problema morale riguardo a Dio. Noi possiamo sospirare e rassegnarci di fronte alle inesorabili leggi oggettive della storia, ma troviamo imbarazzante trovarci di fronte a un Dio che non le trascende quando agisce in prima persona, quando è soggetto.

Se Dio esiste, Dio non può agire così.
E' un ragionamento logico: Dio è il primo maestro, il padre di tutta l'umanità. Persino il più saggio e sapiente tra gli uomini avrebbe difficoltà a parlare di Dio. Potrebbe solo cominciare così: Dio insegna all'uomo ad agire secondo perfezione e non secondo ciò che è già nel mondo, cioè l'imperfezione umana. Se insegna ad agire secondo l'imperfezione umana, non è Dio ma, una costruzione di uomini imperfetti. Pertanto, il problema morale non può stare in Dio, ma nelle cose che son state raccontate sul suo conto.

Anche la Bibbia è opera di scribi più o meno ispirati da una saggezza superiore. E in essa vi sono molte falle da cui fuoriescono parole assai poco sagge.
Tutta la faccenda delle piaghe esprime una logica della vendetta e del rancore, del rispondere colpo su colpo, occhio per occhio, che non è accettabile se trasferisce la punizione su innocenti invece di centrare i responsabili.
Ne viene una brutta lezione che autorizza ad imitare l'imperfezione divina anziché la perfezione. La giustizia divina dovrebbe avere una precisione balistica infallibile, colpire i veri responsabili e risparmiare chi è coinvolto in modo assai relativo. Al contrario, Dio colpisce il figlio invece del padre affinché il padre intenda, e questo non intende, perché Dio stesso lo ha reso insensibile testardamente arroccato nella difesa del suo potere. E' una spirale di perversione che una mente lineare fatica a comprendere, sempre posto che il soggetto dell'azione sia Dio, e quindi l'onnipotente.

Una linea di pensiero, cui sembra aderire lo stesso McKenzie, evidenzia che il faraone non era solo, il popolo lo sosteneva perché traeva vantaggi dalla schiavitù ebraica.

La colpa era dunque collettiva. D'accordo.
Ma anche in questo caso non si sfugge all'idea di un giudizio all'ingrosso e imperfetto, a una mancanza di giustizia in Dio. Se il soggetto dell'azione terroristica fosse un gruppo di uomini che pretesero di agire in nome di Dio, troveremmo un'altra legge oggettiva della storia: l'azione umana è imperfetta, non potrà mai andare a buon fine completamente. Più alta è la resistenza che incontra, più alto il prezzo di sangue da pagare.

Non si fanno rivoluzioni mettendo dei fiori nei cannoni di chi ha già aperto il fuoco, questa è la spietata legge oggettiva della storia.
Ma nel racconto di Esodo è Dio che agisce in prima persona. Non agisce dando lezione di come dovrebbe essere, trascendendo le leggi oggettive, ma di come è sempre stato e sempre sarà, almeno fino ad ora.

E' un Dio ridotto a partito rivoluzionario, romanticamente votato ad una causa, che agisce come un qualunque agitatore, più preoccupato di sbattere in faccia all'Egitto i suoi muscoli e la sua potenza che delle sorti di una parte di umanità di cui fu comunque creatore e padre.

Le falle dell'involucro e la verità del nucleo Nel cuore di Esodo incontriamo il dover essere, il Dio che piace ai giusti, il Dio che non imbarazza, il Dio che anche un agnostico speranzoso come il sottoscritto si augura che esista. Ma ritrovare la verità in mezzo a tante fandonie non è esattamente unacontraddizione. La vera contraddizione è l'involucro che riveste il momento centrale di Esodo. A mio avviso, le cose andarono così. Prima venne il nucleo e poi venne l'involucro. Il nucleo fu rivestito a posteriori da altre mani. Lo studioso che ha cuore il Dio del dover essere, dovrebbe sentirsi impegnato a liberare il nucleo dall'involucro, ma il timore reverenziale che circonda il libro sacro ha sempre impedito di ripulire il testo dalle sue impurità, la più grande delle quali è il racconto che mette in scena l'immoralità di Dio, un Dio che non mantiene fede alla parola data.

Un Dio che non è esempio di coerenza assoluta con i principi della sua Legge. Perché il letterale è meglio dell'allegorico e perché McKenzie non ha del tutto ragione E' chiaro, insomma, che se prendiamo la Bibbia e cominciamo a leggerla letteralmente, anche in diverse traduzioni, qualcosa non va. Di fronte a tali contraddizioni, fin dall'antichità gli studiosi provarono a indagare i testi considerandoli un'allegoria.

Tale strada fu tentata sia in campo ebraico che in campo cristiano, specie da Origene, e fu anche considerata valida, entro certi limiti, da Agostino, il quale fu certamente il più consapevole dell'esistenza di contraddizioni. Non ho nulla di personale contro le allegorie, ma mi sono sempre aggrappato ad una frase evangelica, "guai a chi attenta alla fede semplice di una donna!", per sostenere che se un testo sacro non è immediatamente comprensibile per quello che dice espressamente, anche questo non va. Se intendiamo la Bibbia come la parola che Dio rivolge agli uomini di buona volontà, ai semplici e agli umili, non possiamo ammettere, in linea di principio, che vi sia un messaggio cifrato ed oscuro, di fatto impenetrabile, mascherato da parole che dicono tutt'altro. Significherebbe ammettere che c'è una doppiezza del testo, e persino che esso fu scritto per ingannare gli stupidi e i superficiali e dare non pochi problemi agli studiosi, problemi a volte irrisolvibili. Il che non significa che il testo, intendiamoci, non abbia anche un significato profondo percepibile solo da menti che lo sanno meditare e rettamente intendere. Ma, anche in tale ottica, il rapporto tra la base e l'altezza non si può costituire arbitrariamente: l'altezza deve essere proporzionale alla base.

Il vertice dell'altezza non può trovarsi oltre la base più di quanto sia concesso alla torre di Pisa.
Quando venni a scoprire che gli antiochieni, nei primi secoli dopo Cristo, avevano reagito molto fermamente agli eccessi dell'allegorismo, tirai un sospiro di sollievo.
Avere un precedente non significa necessariamente essere nel giusto ma, in questo caso, qualcosa di giusto vi dev'essere. (3) Però, la questione, a questo punto, mi pareva un'altra. A me sembrava impossibile che l'ebreo pre-filosofico non si fosse reso conto delle incongruenze.

La logica della non-contraddizione fu una scoperta di Aristotele in un senso che ho sempre definito come il portare al conscio i meccanismi inconsci del ragionamento. Ma tali meccanismi non sono un nostro patrimonio esclusivo. Tutti gli uomini ragionano pressapoco allo stesso modo: deducono, inducono, abducono. Sospettano, diffidano, si fidano. Credono, non credono. Rifiutano di credere.in base a prove empiriche e certezze del ragionamento. Accettano di credere per gli identici motivi. Pertanto anche nell'ebreo pre-filosofico tali meccanismi erano operanti. E talvolta, vennero alla luce, come mostrerò ora a proposito del re Ezechia.
Se Ezechia non avesse ragionato, scoprendo una contraddizione gravissima e intollerabile nel corpo del testo sacro, non avrebbe mai osato abbattere con le sue stesse mani il serpente di bronzo che, secondo Numeri, fu fatto forgiare da Mosé per ordine di Dio.

Mosè e il culto del serpente (quando Dio da i numeri, ma poi qualcuno fa i conti in tasca a Salomone) Cominciamo da qui, perché anch'io ho cominciato da qui. Un passo che mi aveva impressionato, prima che fosse chiaro che le incoerenze riscontrabili nel testo biblico sono di portata galattica, viene da 2Re, 18 dove si trova scritto che Ezechia, re di Giuda, "fece ciò che è retto agli occhi del Signore".

Ezechia ordinò di abbattere tutti i templi idolatrici e gli altari pagani diffusi in Giudea, facendo poi "a pezzi il serpente di bronzo che Mosè aveva costruito". Su questo altare del serpente, chiamato Necustan, molti ebrei avevano offerto sacrifici per centinaia di anni, se è vero quel che dice il testo, onde ricevere benedizioni e fortuna indipendentemente dalla loro condotta morale.
Per la mentalità moderna, l'abbattimento del serpente potrebbe apparire un atto di intolleranza religiosa. Per chi la vede in termini di teologia della Legge, fu un evento di redenzione e salvezza.

I contemporanei, probabilmente, preferiscono al 'fanatico' re Ezechia, un sovrano tollerante come Salomone. Ma la tolleranza di Salomone nei confronti dei culti idolatrici provocò la rovina del regno per precisi motivi storici. Essa non era gratis, ma era praticata a spese dello stato e finanziata con la tassazione, che la storico biblico definisce un 'giogo pesante'.

Con una corte di mille concubine, nessuna delle quali era ebrea e nessuna delle quali aveva rinunciato alla propria idolatrica religione, il costo di mantenimento dell'apparato edonistico e tollerante dell'illuminato Salomone superava quello della corte filistea e non aveva molto da invidiare a quello della corte egiziana.

Con il suo senso degli affari e i lavori forzati ai quali sottopose il proletariato urbano e rurale, Salomone arrivò a guadagnare il fatidico numero di 666 (il numero della bestia) talenti d'oro all'anno. Ma ne spese molti di più. (1Re 10,14)

Se vogliamo comprendere la mentalità che presiede alla teologia della Legge, dobbiamo capire che l'erezione di un qualsiasi altare ad un dio diverso dal vero Dio, veniva visto come un affronto a Dio e contemporaneamente come un affronto all'uomo ebreo che cammina nella Legge.

Perché una cosa del genere era intollerabile? Era intollerabile che si onorassero divinità immorali, proprio qui, a casa mia, di fronte al mio campo, alla mia vigna, al mio pascolo, sulle alture che circondano il mio villaggio. Questa è l'unica spiegazione. Se cade questa spiegazione, la faccenda diventa del tutto irrazionale. E per questo degenera nel fanatismo.

Tale degenerazione si evidenzia quando Dio e la sua parola vengono arbitrariamente separati e la parola viene nascosta. Quando il Padre viene, per così dire, baalizzato, come fu appunto nel culto del serpente. Ecco, non è facile spiegare alla nostra mentalità perché non si dovrebbe considerare Ezechia un fanatico integralista, e Salomone un liberale tollerante, senza ricorrere ad un paragone.
E può darsi che nemmeno questo sia sufficiente.Il culto del serpente era agli occhi di Ezechia una pratica idolatrica che illudeva e ingannava gli ebrei sulla possibilità di ottenere favori divini facendo sacrifici e pagando decime al tempio del serpente.

L'azione di Ezechia è paragonabile a quella di un magistrato contemporaneo che mette sotto inchiesta un teletruffatore televisivo o una setta satanica che promette "una gioia stordente che voi umani non avete mai visto". Certo, trovava una legittimazione nel primo comandamento della Legge e non in una costituzione di tipo moderno.

Ma, se si prescinde dal primo e dal secondo comandamento, oltre che da nono e dal decimo, e se ad essa aggiungiamo il comandamento cristiano di "non imbrogliare", non abbiamo così una costituzione di tipo moderno, cioè la base di ogni diritto penale e civile contemporaneo?

E se intendiamo il "non imbrogliare" come estendibile anche a materie religiose ed esoteriche, perfino a tutto ciò che 'suona' come promessa in rapporto ad una futura felicità, non abbiamo così una forma semplificata di legge fondamentale dello stato laico? In sostanza, dovremme capire che l'azione di Ezechia fu condotta in nome della legge (minuscolo) dello stato, in nome dell'interesse collettivo dei cittadini di quello stato, uno stato che si fondava sulla Legge (maiuscolo) di Dio, invece che su una costituzione, perchè quella era la sua legittimazione.

Ed era una legittimazione insieme morale e teopolitica. Il problema che vorrei esaminare non sta solo nell'esistenza di un simile orrore, cioè il culto del serpente nel cuore di Giuda, ma nella sua attribuzione a Mosè. Essa è certificata da Numeri. Ma Numeri è un libro inquietante per molti motivi. Per brevità non posso esaminarli tutti (e sono tutti sconvolgenti, dalla lebbra di Maria alla sporca faccenda del beverone stregonesco da far ingurgitare alle donne sospettate di infedeltà coniugale), mi limito a considerarne due. In Numeri si racconta che Dio mobilitò tutti i serpenti del deserto per far morire gli israeliti che avevano cominciato a spargere discorsi contro le promesse non mantenute di Dio e di Mosè, cioè la felicità dietro l'angolo che non arrivava mai. Tuttavia, intenerito dalla preghiera di Mosè, Dio, anziché richiamare i serpenti, ordinò a Mosè di costruire un serpente di bronzo capace di fornire una magica protezione. Fu una baalizzazione idolatrica.

Come logica assomiglia a quella di chi dice che per tenere lontano il demonio bisogna erigergli una statua, come pare abbiano fatto i templari. Se non ci fosse da ridere, ci sarebbe da piangere.

Il lettore smaliziato non può pensare che questo libro sia frutto di innocenti cronisti che raccontano la storia nuda e cruda ispirati da Dio. Tale vicenda ha in sé un significato teologico, ma è teologia di Belzebù.

Il serpente di bronzo costituisce un'evidente violazione del primo comandamento che Dio diede a Mosè, presentandosi come vistosa e ridicola eccezione. Come è possibile che il Dio della Legge e l'uomo che ricevette in visione la Legge, nella quale è espressamente vietato di erigere "immagini" di ciò che è in cielo, in terra e sottoterra, abbiano fatto insieme una cosa così contraddittoria e insensata? Questa è la prima domanda.

Ma la seconda domanda, non è meno interessante. Come fu che Ezechia si permise di distruggere un manufatto ordinato da Dio stesso,secondo Numeri? I casi sono due. O Ezechia non disponeva del testo di Numeri, e allora osò abbattere il tempio del serpente per semplice ignoranza. Ma questo è impossibile, perché il testo di Numeri era la legittimazione stessa del tempio.

Possiamo pensare che i sacerdoti del tempio non si siano difesi dall'attacco di Ezechia sbandierando il loro prezioso rotolo, gridando minacciosi: "come osi levare le tue empie mani su di noi, umili servi di Dio?" Oppure, Ezechia lo conosceva perfettamente, e allora... La scena va inquadrata. C'è un brav'uomo che non è profeta, non è sacerdote, non è nemmeno scriba sapiente. E' solo un erede al trono che sente su di sé le responsabilità e non solo i vantaggi che comporta la situazione.

Egli si trova davanti un rotolo, un testo sacro che legittima una forma di culto immorale. Esita, dubita, infine decide sulla base di un ragionamento. "Questo testo è stato spacciato per sacro, ma non lo è. Non può esserlo perché Dio non può parlare con lingua biforcuta." Numeri conteneva delle 'infiltrazioni impure'. Ezechia non potè non pensare che il culto del serpente fosse stato un'invenzione di scribi che avevano manomesso quel libro per operare la classica truffa religiosa, identica agli imbrogli presenti nei templi dell'Egitto, dei Filistei e così via. "Portami offerte, ed io ti darò fortuna e protezione, chiunque tu sia o qualunque cosa tu abbia fatto, anche mormorato contro Dio e la sua Legge."

Sembra di ascoltare una negromante all'angolo di una strada, non la parola del Dio di Mosè. Molte delle incoerenze inspiegabili che percorrono la Bibbia potrebbero diventare così facilmente spiegabili ad una ad una. Numeri contiene molte pagine sospette.

La malizia degli scribi consistitette nel mescolare i loro obbrobri ad un testo preesistente, o a tradizioni orali preesistenti, nelle quali erano riportate storie di tutt'altro significato. Una delle storie più interessanti è l'episodio di Balaam il mago. Costui avrebbe voluto operare un potente sortilegio contro gli ebrei, ma venne sconfitto dalla verità di Dio.

Il che significa, nelle intenzioni dello scriba genuino, quello che raccolse la tradizione orale originaria e la mise in prosa, che anche la magia più potente non può vincere la rettitudine. Non so se sia vero, visto come vanno le cose in questo mondo, persino all'interno della Bibbia, ma dovremmo crederci, per spostare le montagne che vogliamo spostare. E la montagna da spostare alla fine del libro è davvero pesante. Infatti, siamo di fronte al tentativo di attribuire a Mosè, "l'uomo più mansueto della terra" secondo una definizione dello stesso testo, la formulazione del concetto di guerra santa. E' un concetto che ritroveremo nei libri di Samuele.

Ma, in Numeri c'è una differenza che va colta.
Per il fanatico Samuele la guerra santa comporterà lo sterminio totale della nazione maledetta, inclusi i lattanti, gli animali, le cose. Essa verrà intesa come un puro atto distruttivo e di sterminio per fare vendetta su ordine di Dio. Nella concezione fanatica del profeta Samuele, la guerra santa avrà ancora una sua torbida e perversa nobiltà. Non recherà alcun guadagno materiale.

Per questo la versione samueliana di guerra santa diventerà ancora più insidiosa, imponendosi come paradigma anche tra gli islamici, non senza prima essere passata attraverso la fondamentale esperienza dei Maccabei, degli zeloti, dei disperati che si raccolseronella fortezza di Masada; l'esperienza del martirio suicida, del combattere cercando di infliggere il maggior numero di perdite all'odiato nemico anche in condizioni di palese inferiorità e di sconfitta sicura. Una scempiaggine, secondo la saggezza di Cristo esposta nel Vangelo di Luca.

Per i furbacchioni autori di queste manomissioni di Numeri, la guerra santa, al contrario, doveva risparmiare le vergini, considerate bottino dei vincitori. La versione edulcorata della guerra santa legittimava così lo stupro, gli harem privati, la riduzione della donna a cosa, a strumento di piacere. Legittimava le incursioni in territorio nemico. In essa non vi era nulla di santo, se per 'santo' si intende tutto ciò che non ha rapporto con vantaggi materiali.

Ma da tutta la vicenda si potrebbe ricavare un insegnamento prezioso.
Il concetto di guerra santa non nacque santo, nacque da una libidine che uno scriba infame osò attribuire a Mosè. Se nella Legge c'è scritto “non desiderare la donna d'altri”, come si fa a credere in queste incoerenti affermazioni? (continua) 1) Martin Buber - La fede dei profeti - Marietti 1985 2) Mosè Maimonide - La guida dei perplessi - UTET 3)

I padri della chiesa di Antiochia, nauseati dall'allegorismo interpretativo degli alessandrini, tra i quali eccelse Origene, reagirono piuttosto bruscamente, asserendo che l'interpretazione letterale della Bibbia era la via maestra e che se qualcosa non quadrava nell'interpretazione letterale, molto probabilmente era perché il testo non era cristianamente ispirato.

Devo dire che questo approccio "critico" è stata una scoperta entusiasmante, anche se poi, nella sostanza, i padri di Antiochia non fecero passi particolarmente coraggiosi. Essi si limitarono a considerare che la vera chiave per comprendere il messaggio spirituale, qualora non fosse esplicito, stava nell'intuizione, cioè nella capacità di percepire la realtà spirituale che il testo si sforzava di indicare.

Perché l'intuizione operasse correttamente, essi, in particolare Crisostomo, affermarono che 1) il senso letterale non doveva essere abolito; 2) che vi fosse una vera corrispondenza tra gli eventi narrati (non necessariamente fatti storici) e il messaggio spirituale che che vi si poteva scorgere; 3) che questi due oggetti di comprensione e di intuizione fossero percepiti unitariamente, anche se tenuti rigorosamente distinti. Un esempio di interpretazione corretta potrebbe essere quella dovuta a Severiano di Gabbala, vissuto a cavallo del 400 d.C..

Egli osservò che tra le creature emerse dalle acque di Genesi 1,21 e i cristiani rigenerati dal battesimo esisteva un parallelo significativo. Parallelo, aggiungo io, ampiamente confermato dal simbolo del pesce che fu il contrassegno del cristianesimo primitivo, prima che si imponesse la croce.

Al contrario, i tentativi allegoristici degli alessandrini erano sembrate delle vere e proprie forzature, tanto più che essi erano mirate a nascondere l'imbarazzo di fronte alla scrittura nuda e cruda, cioè alle affermazioni più scandalose di essa. Per un approfondimento è fondamentale: John N. D. Kelly - Il pensiero cristiano delle origini - EDB 1984

sabato 29 marzo 2014

Peter Kolosimo - Veglianti, Atlantide, Ceram

Peter Kolosimo - Veglianti, Atlantide, Ceram

Peter Kolosimo (pseudonimo di Pier Domenico Colosimo; Modena, 1922 – Milano, 1984) è stato uno scrittore e giornalista divulgatore italiano. 

E' considerato uno dei fondatori della archeologia 'eretica' (anche nota come pseudo-archeologia), la quale si propone di studiare le origini delle antiche civiltà mediante metodi spesso non accettati dalla comunità scientifica, e in particolare la teoria degli antichi astronauti, che ipotizza il contatto di civiltà extraterrestri con le antiche civiltà umane.

Nel 1969 vinse il Premio Bancarella con il libro Non è Terrestre. Le sue opere sono state tradotte in 60 paesi, tra i quali Russia, Giappone, Cina, e risulta essere uno degli scrittori italiani più conosciuti al mondo.


Tutti quelli che si ritrovano qualche annetto sul groppone, ricorderanno che prima del web reperire materiale che trattasse argomenti non convenzionali con un minimo di lucidità e competenza, era piuttosto complicato. Per molti, all'epoca, i libri di Kolosimo insieme a quelli di Ian Stevenson e pochi altri autori, erano come  la classica oasi nel deserto. Oopart, Atlantide, piramidi egizie, società segrete, spiritismo, poteri mentali, sono solo alcune delle tematiche trattate dal ricercatore modenese. Molti ragazzini di provincia delle generazioni pre-internet furono indotti ad l'inseguire il 'coniglio bianco' proprio dalle affascinanti opere di Kolosimo.

Oggi la figura di Kolosimo e la sua eredità scientifica non sono tenute in altissima considerazione, al punto che c'è chi lo ha definito un 'patafisico' ("la scienza delle soluzioni immaginarie"). Alcune sue posizioni, dettate da uno spirito spiccatamente materialistico e forse da esigenze di politica editoriale, potevano anche risultare non del tutto condivisibili, ma il suo contributo alla riapertura di casi e di menti umane solo apparentemente 'chiusi', alla ridiscussione di una serie di 'dogmi' scientifici, fu assai prezioso; siamo certi che la sua immagine sarà rivalutata, oltre che dai continuatori della sua opera, anche dalla scienza ufficiale.

Quella che segue è la sintesi di una intervista - fiction pubblicata sulla rivista Tracce d'Eternità, la quale si propone di ricomporre alcuni tratti del pensiero del ricercatore modenese dal dialogo con i lettori che intratteneva regolarmente sulle pagine della rivista Pi Kappa. 

INTERVISTA A PETER KOLOSIMO

Un sogno che si avvera, almeno per me, da sempre estimatore di Peter Kolosimo, compianto divulgatore di tematiche misteriose che ancor oggi affrontiamo su Tracce d’eternità.

Realizzare un’intervista, fuori dal tempo e dallo spazio, cercando le risposte tra le pagine di Pi Kappa, la rivista mensile che Kolosimo portò in edicola all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso.

Parole tratte direttamente dallo spazio che Peter riservava in apertura al colloquio con i lettori. Per immaginarci a tu per tu e farci una bella chiacchierata con l’autore di tanti libri di successo, i cui scritti hanno così influenzato quest’insana passione che nutriamo verso il mistero.
(...)
Nella speranza che questa mia fatica “taglia e cuci” possa trasmettere, almeno a qualcuno di voi, un brivido, un’emozione, quel qualcosa di indefinibile che dovrebbe stare sempre a monte della ricerca; come fosse uno stato di torpore capace di accendere la scintilla della fantasia e veicolare i nostri sogni nella realtà.
In fondo, quel che avrebbe voluto quel gran sognatore di Kolosimo.

Peter, all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso compariva in edicola la tua rivista Pi Kappa, cronache del tempo e dello spazio. Conservo gelosamente ogni numero. Vuoi spiegare ai lettori di Tracce il senso di questa iniziativa editoriale?

Il mondo pullulava di dilettanti, pazzoidi e cialtroni che pretendevano di dichiarare guerra ad oltranza alla scienza 'ufficiale.' Con PK non avevamo la minima intenzione di farlo. Uscivamo perché eravamo convinti che la scienza non è tale se non è progresso. In tutti i campi. Nella corsa allo spazio il tempo non si ferma. E non si è fermato neppure sui reperti da museo etichettati più di un secolo fa, anche se qualcuno non se ne e accorto. Uscivamo per dire basta da un lato ai maghi, dall'altro ai pontefici e ai loro dogmi. Uscivamo non per prospettare assurde teorie, ma per tratteggiare nuove ipotesi di lavoro, per aprire qualche spiraglio su mondi affascinanti e troppo poco esplorati. Qualche spiraglio, non qualche fetta d’assurdità. Con PK abbiamo cercato di far pensare, non d’imporre. E se per far pensare c’è bisogno di un sogno, ben venga il sogno. Un pizzico di fantascienza invita a riflettere, pero non si deve spacciare per scienza.

L’Associazione Studi Preistorici che dirigevi aveva per simbolo il serpente galattico. Fra l’altro la sigla ASP, in inglese, significa proprio 'aspide'. Una scelta voluta?

C’era una volta un pianeta detto Hub, posto al centro dell’universo, retto da un consiglio di cui faceva parte un illustre biologo, Lucifero. Quest’insigne scienziato volle dar vita ad una razza di superuomini, ma i suoi avversari politici lo combatterono e vinsero, esiliandolo sul nostro globo. “Vi fu guerra in cielo. Michele e i suoi angeli combatterono contro il dragone, e il dragone - il serpente antico chiamato Diavolo Satana - venne gettato giù sulla Terra e i suoi angeli vennero gettati con lui”. Ciò afferma, fra l’altro, la Bibbia (Apocalisse, 12,7).
Le creature di Lucifero, i 'Veglianti', avrebbero insegnato all'uomo l’astronomia, l’astrologia, la lavorazione dei metalli e delle fibre tessili, l’agricoltura e parecchie altre cose (la conoscenza). Ammettiamo, per assurdo, che la faccenda abbia una base di verità. Pensiamo ad un naufrago che, proveniente da un paese civile, approdi in un’isola popolata da primitivi. Cercherà di rendersi la vita più facile e tenderà a tornare da dove e venuto: in entrambi i casi, avrà tutto l’interesse ad insegnare agli indigeni quanto conosce. E sarà per loro il 'dragone gettato sulla Terra.' Prima del racconto biblico il serpente non fu mai in alcun luogo ed in alcun tempo segno d’insidia e perfidia. E' stato, anzi, simbolo della creazione, dell’infinito, forse del volo.

Già negli anni 70 del secolo scorso sapevamo che la gran parte delle galassie aveva la forma del serpente avvolto a spirale. Ma troviamo la stessa figura presso tutti i popoli di un remoto passato, incisa sulla roccia, disegnata, fatta statua. Esistono indubbiamente legami tra figli di tempi immemorabili e l’universo. Con Pi Kappa cercavamo effettivamente di scoprire le gesta di questi naufraghi nostalgici o avventurieri dello oceano spaziale.

Puoi spiegarci come ti poni di fronte alla scienza e come questa può convivere con la fantascienza?

La scienza può e deve attendersi moltissimo dalla fantascienza.
Tesori di fantasia da cui non e raro veder scaturire lo stimolo a nuove conquiste, geniali intuizioni che possono fornire la chiave – cercata a lungo, invano, in altre direzioni – alla soluzione d’un difficile problema tecnico, elaborazioni in chiave letteraria di temi scientifici, tali da indurre menti necessariamente concentrate in campi piuttosto aridi a non trascurare l’elemento più importante, quello umano, con il suo bagaglio di speranze e timori, d’audacia e riflessione, di reazioni imprevedibili. Ma la fantascienza non deve pretendere di diventare cronaca, e tanto meno scienza. E noto che a porre in una luce assurda ed assai poco lusinghiera gli studiosi di alcuni appassionanti problemi apparentemente confinanti con l’incredibile, sono stati proprio scrittori di science fiction,usi a prendere un po' troppo sul serio i loro parti letterari. Il compito più nobile e più bello della fantascienza è di preparare l’umanità ai nuovi orizzonti schiusi dalla scienza (ma anche no - n.d.A). L’esplorazione cosmica, ad esempio, va considerata come una nuova, inevitabile fase della evoluzione scientifica e tecnica, alla quale non potremmo rinunciare senza compromettere per sempre le sorti del nostro genere. La fantascienza può e deve costituire il grande punto d’incontro fra scienza e umanità, nella poesia.

Su Pi Kappa c’era una bella rubrica intitolata Così inventammo il Futuro, in cui si cercava di far luce su scoperte ritenute inspiegabili. Rimane comunque oscura l’origine di altre stupefacenti nozioni possedute dai nostri antenati, riguardanti soprattutto il cosmo. Che ne pensi?

Per quanto si cerchi d’indagare a fondo nella storia della scienza, le conoscenze astronomiche di molti 'avventurieri del progresso' (il filosofo Anassimene, Pitagora, Democrito di Abdera, Archimede e Talete di Mileto, questo per fare degli esempi), restano avvolte nel mistero. C’e chi vede in queste straordinarie conoscenze le briciole del retaggio lasciato da favolose, antichissime civiltà, chi pensa ad 'influssi esterni', chi collega le due ipotesi. In verità non ne sappiamo nulla. Un moderato scetticismo è quindi comprensibile. Proprio com'è inaccettabile, dal canto opposto, una negazioneaprioristica.

Stiamo ancora cercando l’esatta collocazione della mitica Atlantide. Te la senti di darci dei suggerimenti?

Gli errori di Platone sono certo molti, alcuni suoi concetti espressi in maniera per noi discutibile, ma la sua descrizione della terra scomparsa e inequivocabile: “Oltre quelle che ancor oggi si chiamano Colonne d’Ercole si trovava un grande continente, dettoPoseidonis Atlantis”. Platone aggiunge che era “più grande dell’Asia e della Libia prese assieme”.


E' chiaro che le definizioni geografiche del 400 a.C. non corrispondevano a quelle odierne, ma è altrettanto evidente che l’Asia e la Libia di allora, messe insieme, dovevano coprire una superficie ben maggiore, ad esempio, dell’isola di Creta. Ogni tanto viene rispolverata la teoria di un archeologo greco secondo il quale Atlantide dovrebbe essere identificata in Santorini e le famose 'colonne' in non sappiamo bene quale passaggio tra isola ed isola.

In realtà, circa la posizione di Atlantide, Teopompo di Chio, vissuto nel IV secolo prima della nostra era, concorda appieno con Platone, ponendola “molto al di la delle Colonne d’Ercole, ai margini dell’Oceano.”

Le 'Purana' indiane parlano di una “grande terra, molto potente” estesa su quello che è ora l’Atlantico; il 'Mahabharata' fa la storia di “sette grandi isole del Mare d’Occidente” e non dobbiamo dimenticare le tradizioni americane: riferendosi alla 'patria degli antenati' narrano di AztlandAtlan Nahoatlan (che significa 'terra fra le acque'), descrivendole sempre come una estesa zona “posta un tempo la dove sorge il Sole e dove ora non c’e che acqua."

Seguendo le indicazioni fornite da Platone, il geologo russo Zirov descrive Atlantide come un paese montagnoso ed in effetti c’è un gigantesco sistema montagnoso che si stende da un circolo polare allo altro, passando quasi al centro dell’Atlantico. Tale sistema ha una soluzione di continuità nelle vicinanze dello Equatore. Secondo Zirov si può parlare di due catene, quella Nordatlantica nello emisfero settentrionale e la Sudatlantica in quello meridionale: secondo lui l’Atlantide di Platone ha a che fare con la prima catena. Potrei aggiungere numerosi altri elementi attendibili che depongono a favore dell’esistenza di un vasto arcipelago nello Atlantico, ma non voglio ripetere quanto ho già riferito nei miei libri.

Hai conosciuto personalmente Kurt Marek, meglio noto con lo pseudonimo C.W. Ceram, scomparso nel 1972. Parlaci di lui.

Ceram aveva capito che non era allineando un reperto accanto all'altro, etichettandoli, disponendoli in bella vista nelle vetrine dei musei o nelle pagine di pretenziosi volumi che si poteva ricostruire, sia pure a grandi tratti, la storia dell’umanità.

Ceram è stato il padre della storia dell’archeologia, ha aperto ai suoi lettori le porte dei musei, gli ingressi alle zone di scavo, di ricerca, ha spronato gli studiosi ad abbandonare sistemi d’esposizione sterili, se non controproducenti, ne ha indotto molti a trasformarsi, come lui, in 'cronisti del passato.'

Prima di Ceram, non sapevamo niente della civiltà cretese, di quella troiana, di quella egizia, tanto per ricorrere a qualche esempio tra i più noti. Sui testi scolastici, fino ad allora, avevamo appreso elementi fiabeschi. E' stato Ceram a spingerci a guardare oltre il mito, a ricordarci come ogni leggenda sia nata e si sia sviluppata da un nucleo reale. Lo scrittore tedesco ci ha insegnato a 'sognare la scienza' e l’unico appunto che gli si potrebbe muovere e quello di essere stato forse troppo prudente nelle sue affermazioni.
(...)
Chiudiamo questa chiacchierata, fuori dal tempo e dallo spazio, con qualche consiglio che daresti ai ricercatori di oggi.

La scienza è progresso. Ricordiamo che senza verifica, senza rettifiche, senza il coraggio di rinnegare quanto ieri ci sembrava inconfutabile, senza la caparbietà ragionata d’insistere su nuove ipotesi di lavoro, non vi può essere progresso.

Fonte
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giovedì 27 marzo 2014

Ecco perche' gli UFO sono invisibili all'occhio umano

Ecco perche' gli UFO sono invisibili all'occhio umano

spaziosacro
Articolo di: Serenella Speziale 
UFO nascosti sotto un flusso elettromagnetico invisibile all'occhio umano, ma a migliaia sono intorno a noi 
Scienziati indiani hanno finalmente capito come gli UFO ci osservino in volo fermo e siano intorno a noi dappertutto senza che noi ce ne accorgiamo. A Pune, India, ingegneri dell'Organizzazione di Ricerca e Sviluppo della Difesa Indiana stanno sperimentando un'apparecchiatura che permette di vedere gli effetti segreti di un intenso flusso elettromagnetico. Secondo qs super intelligenti cervelli indiani gli effetti finali di occultamento si ottengono creando un intenso flusso elettromagnetico intorno a qualsiasi oggetto. Anche i Russi hanno sperimentato simili meccanismi di occultamento.

Il flusso elettromagnetico puo' essere creato attraverso applicazioni molto avanzate di super conduttori. Questi sono mezzi paranormali per creare il flusso che rende ogni cosa veramente invisibile. Il flusso elettromagnetico puo' essere creato da qualsiasi persona attraverso la meditazione. Quando questo ha luogo, appaiono strani fenomeni che la maggior parte delle persone chiama miracoli, eventi divini ecc.
Gli scienziati stanno ricevendo sempre piu' indicazioni sul fatto che il flusso elettromagnetico e' usato per rendere gli UFO invisibili all'occhio umano. Alcuni animali hanno sensori che permettono loro di percepire l'energia al di la' del flusso elettromagnetico. Probabilmente cani e gatti vedono gli UFO sempre ma non lo sanno dire !
 
Secondo questi scienziati una macchina che vede attraverso il flusso elettromagnetico potrebbe vedere gli UFO in qualsiasi occasione. Il motivo per cui gli UFO sono a volte visibili per brevi periodi e' dovuto al fatto che quando un UFO entra nell'atmosfera terrestre e si avvicina ad un oggetto o ad una destinazione sulla terra, l'UFO deve mutare la velocita' ultrasonica o le sue tecniche di manovra verso la velocita' del suono e adeguarsi all'elettromagnetismo e alla gravita' terrestre.

Proprio in quel momento per evitare interferenze elettromagnetiche il flusso artificiale viene ritirato per brevi tratti di tempo. Quando l'UFO raggiunge la velocita sua tipica che puo' anche usare sulla terra, il flusso elettromagnetico viene riattivato. Questo spiega perche' molti piloti vedono gli UFO e li inseguono senza successo perche' spariscono improvvisamente. Se ci basiamo su questa scoperta, vediamo che ci possono essere miriadi di UFO intorno a noi. Ci sono anche indicazioni che il teletrasporto possa dipendere da questo flusso elettromagnetico. Questa notizia e' stata divulgata dal periodico on line -Indiadaily.com-.

LA FOTO DI SOLVAY FIRTH (L’uomo dello spazio)

foto di Jim Templeton
Il 24 maggio del 1964 Jim Templeton, un vigile del fuoco di Carlisle nell’Inghilterra del nord, fece una passeggiata sulle colline di Solway Firth per fare delle foto. Non avvenne niente di insolito, ma sia lui che sua moglie notarono una strana atmosfera.

L’aria era elettrica ma nessuna tempesta era in arrivo. Anche le mucche al pascolo sembravano nervose.

Qualche giorno più tardi il signor Templeton portò le foto a sviluppare. Quando le andò a riprendere, la persona che fece il lavoro gli disse che era un peccato che nello scatto più significativo della piccola Elisabeth, comparisse un uomo sullo sfondo. Jim non nascose la sorpresa. Infatti non avevano incontrato nessuno quel giorno.

Eppure nella foto in questione c’era davvero una figura dietro la bambina, uno uomo che indossava una tuta spaziale, o così sembrava.

Il caso fu riportato alla polizia che consultò la Kodak, la quale offrì una fornitura a vita di pellicole a chi avesse risolto il mistero di quell’immagine.

Non fu infatti, come aveva pensato la polizia all’inizio, un semplice caso di doppia esposizione. Il caso fu archiviato ammettendo semplicemente che si trattava di “una di quelle cose… una foto bizzarra!

Qualche settimana più tardi Jim Templeton ricevette due misteriose visite. Non aveva mai sentito parlare del MIB’s: in Inghilterra era pressoché sconosciuto. Comunque questi due uomini arrivarono a casa sua su una Jaguar nera ed entrambi indossavano abiti neri. Tutto normale, apparentemente, a parte lo strano comportamento dei due.

Invitarono Jim per in giro in auto e lo tempestarono di domande, una più assurda dell’altra. Volevano conoscere nel dettaglio la situazione metereologica del giorno in cui aveva scattato quella foto, e il comportamento degli uccelli e degli animali nelle vicinanze.

Cercarono infine di fargli ammettere che aveva solo fotografato un uomo di passaggio, ma quando Jim, molto educatamente, confermò con sicurezza che non c’era nessun uomo quel giorno, i due si irritarono e lo lasciarono a piedi a cinque miglia da casa. Così il povero vigile del fuoco dovette farsela a piedi!

giovedì 6 marzo 2014

PERCHE' SI HA PAURA DI DIRE CHE LA 'RELIGIO' DEI NURAGICI ERA BASATA SULL'ANDROGINIA E QUINDI SULLA RAFFIGURAZIONE O NATURALISTICA O SIMBOLICA DEL FALLO E DELLA VULVA?


PERCHE' SI HA PAURA DI DIRE CHE LA 'RELIGIO' DEI NURAGICI ERA BASATA SULL'ANDROGINIA E QUINDI SULLA RAFFIGURAZIONE O NATURALISTICA O SIMBOLICA DEL FALLO E DELLA VULVA? 
Gigi Sanna


Amici, vi propongo questo mio post a commento circa la resistenza degli archeologi di dire quello che va detto e scritto. Resistenza persino nel dire quello che dicono gli altri!

'' Beh, hai detto bene, cara [..] . 


Coraggio. 


Ci vuole sempre coraggio nella ricerca e non bisogna essere, soprattutto, bigotti. Anzi ti dirò che si è veri ricercatori quando si è veramente laici e non si appartiene a chiese di nessun genere. 


Pensa un po' tu che il concetto di nuraghe-fallo- toro, così evidente su basi documentarie di archeologia (è lo stesso concetto e il motivo per cui nasce la piramide) e di epigrafia (sigilli di Tzricotu, stele di Nora, pietra di Terralba, ecc.), non solo non lo si accetta ma addirittura non lo si menziona, nonostante io ne parli ormai pubblicamente da dieci anni. 


Si scrivono saggi di archeologia (Zucca) e si impegnano capitoli di libri (Frongia) per parlare (tentare di negare) di scrittura nuragica, si infarciscono anche di centinaia di note (che il più delle volte non esplicano proprio un bel niente), ma sul nuraghe fallo si tace

Non una parola! 

Figurarsi sulla vulva di Gremanu, quella dei Pozzi sacri o della tomba di Giganti! Mi sembra di sentirli alcuni di quei bacchettoni: che vergogna! hanno fatto bene i deuteronomisti a cancellare ed oscurare del tutto nel V.T. quello schifo pornografico e pornofonico cananaico dell'androgino, ammantato di concezioni astrali. lunari, solari e stellari, e cioè luminose, magari con condimento di tori e di serpenti. 

Lilliu nel descrivere il noto bronzetto denominato 'musico e ballerino' (ovvero per noi un discendente sardo di Aaronne con il diadema della santità) avverte che sotto il mantello (quindi del tutto nascosto alla vista) il personaggio è dotato di membro virile. In sostanza ci dice che viene raffigurato anche quando non ce ne sarebbe affatto bisogno. L'organo sessuale poi in altri bronzetti, come sanno ormai anche gli scolaretti, viene manifestamente ostentato in erezione o non. 

Così come vengono ostentate anche la vulva e le mammelle, cioè organi femminili che si contrappongono vistosamente all'organo maschile o, in generale, alla virilità. E che ti fanno gli archeologi? O ignorano o fingono di non capire, affastellando magari frasi senza senso per spiegare quello che invece si spiega in un minuto. 

La teologia naturalistico-razionalistica nuragica legata all'androginia, cioè al sesso maschile e femminile.

Figurarsi poi quando quella teologia se la ritrovano riprodotta con minore naturalismo e con più accentuato quanto raffinato simbolismo architettonico come in un nuraghe. Due più due allora non fa più quattro e quel simbolo ti diventa una fortezza, un granaio, una fonderia (anche questo è stato detto e scritto!), una residenza principesca o addirittura, un.... 'elemento del paesaggio'. Esumaria! Che YHWH l'androgino li perdoni!"

 (3 foto)



domenica 16 febbraio 2014

Chi Sono gli Arconti?

Chi Sono gli Arconti?
Benché la chiave di lettura proposta dal seguente articolo si discosti dall'accezione che la tradizione gnostica attribuisce al mito degli Arconti, crediamo sia degna di nota, in quanto rilancia l'ipotesi avanzata da alcuni ricercatori e scrittori (tra cui Carlos Castaneda) di un'umanità inconsapevolmente soggiogata da un antico invasore 'alieno.'

Buona lettura.

dal sito L'Universo Vibra

Rense: Molte persone hanno sentito il termine “Arconte”, ma si fa molta fatica a definirlo. Quindi, che cos’è un Arconte?

Weidner: Tenete a mente che la regina d’Inghilterra possiede un sesto della superficie del mondo. Nei testi dopo l’incendio della biblioteca di Alessandria c’è qualche accenno riguardo esseri misteriosi chiamati Arconti.

Nel 1947, sono stati trovati dei testi contenuti in vasi di creta presso Nag Hammadi, in Egitto ed in questi testi sono presenti le storie riguardanti ciò che il popolo di Nag Hammadi, 2000 anni fa, pensava del mondo.

La ragione per cui i testi di Nag Hammadi, che risalgono a 2100 anni fa (100 aC), sono così importanti è che nessuno è stato in grado di manometterli [i testi non sono stati alterati, distrutti o omessi, come nella Bibbia]. Nessuno è stato in grado di distorcerli o distruggerli che è quello che avrebbero voluto fare per mantenere le informazioni e la conoscenza lontana dalle masse.

Per fortuna sono sopravvissuti. Sono stati tradotti con successo ed in essi è contenuta la spiegazione chiara e definita di ciò che sono questi Arconti. I testi erano stati sepolti in una profonda grotta in Egitto, con il fine di proteggere le importanti informazioni che contenevano.

Rense: Ci sono 13 codici contenenti oltre 50 testi … una notevole quantità di scrittura.

Weidner: Un documento estremamente descrittivo di un mondo completamente diverso da quello che conosciamo. Le persone non si rendono conto che 2000 anni fa era presente una religione su questo pianeta chiamata gnosticismo, che era la più diffusa religione sulla Terra, e a quei tempi era in competizione con l’induismo. Per assurdo, si potrebbe andare a fare un corso universitario sulla storia delle religioni e non si troverebbe nemmeno una menzione riguardo lo gnosticismo.

I testi di Nag Hammadi forniscono una descrizione di ciò che credevano gli gnostici.

Gnostico è una parola greca che significa conoscenza, gnosi. Gli gnostici credono che la liberazione può essere raggiunta solo attraverso la valutazione della realtà attraverso la conoscenza.

La biblioteca di Alessandria fu gestita dagli gnostici che furono i primi a raccogliere pergamene e libri per assemblare tali informazioni. La loro cultura si diffuse in tutta Europa e nel Medio Oriente. Questo è successo molto tempo prima dell’avvento delle religioni occidentali al di fuori del giudaismo che era per lo più concentrato in Israele.

Gli Gnostici dicevano che vi fu un’invasione verificatasi nel 3.600 aC circa, 1.600 anni prima che i testi di Nag Hammadi fossero sepolti. Scrissero che questa invasione era come un virus e facevano fatica a descriverla. Gli esseri invasori furono chiamati Arconti. Questi Arconti avevano la capacità di duplicare la realtà, di ingannarci. Erano gelosi di noi perché abbiamo un’essenza di qualche tipo [l'anima] che loro non possiedono.

I testi di Nag Hammadi descrivono gli Arconti come dei rettili, in parte viventi e in parte non viventi, con la pelle grigia e gli occhi scuri e immobili.

Gli Arconti sanno duplicare la realtà ed in questo modo creano un duplicato di falsa realtà.

Rense: In che modo duplicano la realtà? Tramite la coscienza?

Weidner: Sì. Secondo i testi, possono entrare nelle persone e manipolarle. Loro in realtà sono i responsabili del degrado della cultura e dell’espansione e della bruttezza che è ovunque.

La televisione è un esempio di imitazione arcontica. Gli esseri umani sono imitati in televisione, ma l’imitazione è alterata ed è quasi sempre oscena e blasfema, perché gli Arconti odiano il sacro. Sono gelosi del mondo naturale e del rapporto che gli esseri umani hanno con il mondo naturale.

Sono gelosi anche dei rapporti sessuali; quando vedono una coppia d’innamorati, si arrabbiano. Amano la violenza e sono sessualmente attirati dalla rabbia, dalla guerra e dalla morte. Creano le guerre per consumare l’energia del morente.

Rense: Sembra che in questo momento gli Arconti stiano per fare la loro più grande mossa. Nei testi di Nag Hammadi è descritto come gli Arconti siano giunti sulla Terra? C’è qualche riferimento alla loro modalità di viaggio?

Weidner: Presumibilmente vivono e si nascondono agli occhi degli Umani, stando al di la dei pianeti interni del nostro sistema solare e più precisamente vicino Saturno (v. correlati). Gli gnostici pensavano che Geova fosse un alieno, un demone, un falso dio, un Arconte mascherato ancora una volta tramite la duplicazione della realtà.

Gli gnostici credevano in Dio, quello che chiamavano e consideravano l’unico vero Dio.È interessante notare che Gesù definisce la sua fede come quella dell’unico e vero Dio. Credo che molte delle storie di Gesù siano in realtà miti gnostici riguardanti una possibile ribellione contro gli Arconti, che tornarono sulla Terra per punire severamente il ribelle.

Così gli Arconti furono liberati in qualche modo da una prigione – questo è probabilmente ciò che espone Il Libro di Enoch (v. correlati) – dove è scritto che i demoni furono rinchiusi in una scatola, ma che sarebbero tornati alla fine dei tempi. Gesù era molto interessato a relazionarsi con l’idea che qualcosa sarebbe accaduto alla fine dei tempi.

Anche nelle traduzioni delle tavolette Sumere effettuate da Sitchin, molto probabilmente gli Anunnaki non sono altro che gli Arconti degli gnostici. Leggendo le traduzioni delle tavolette cuneiformi possiamo saperne molto di più sulle origini degli Arconti, che sono venuti qui e hanno alterato geneticamente il nostro DNA, in modo da renderci schiavi (v. correlati).

Furono in qualche modo repressi con successo, ma poi cominciò la loro rinascita. Il loro piano di dominio del mondo è molto preciso, ma hanno avuto bisogno di tempo per ottenere il potere, perché il popolo della Terra era essenzialmente gnostico e non credeva nella “religione” che veniva rifilata loro, in base alla quale essere timorosi di un dio arrabbiato, un dio della guerra chiamato Geova.

Ma alla fine, le forze di Geova spazzarono via anche l’ultimo degli gnostici e ora sono più o meno in controllo del sistema e si stanno preparando per il passo finale, l’allegra [sarcastico] orgia di disperazione e orrore [imposta agli esseri umani], che è quello che a loro piace.

Quando feci uno spettacolo per History Channel lo scorso anno, girai il documentario in modo da non spaventare le persone ma al momento del montaggio fu inserito materiale a mia insaputa e lo speciale - di cui ero uno dei produttori - fu modificato a mia insaputa con il risultato di due ore di puro terrore. Questa è la testa di una grande rete.

Penso che gli Arconti siano coinvolti nel settore della pornografia e in questo modo ci stanno snaturando e godono nel farlo, e noi stiamo lasciando che accada. Non so se c’è qualche via di fuga da esso, perché hanno reso quasi desiderabile l’essere violento, perverso e malato.

Rense: Chiedete a qualsiasi giovane ciò che Jay Weidner sta descrivendo. Ho letto una notizia sui 14enni, che spendono la media di un’ora e mezza al giorno sui siti di porno hard. Usiamo dei termini che potrebbero essere attribuiti alla attività arcontica: sionisti,megalomani, ma questo male di cui stiamo parlando di certo ci governa da un lungo, lunghissimo tempo.

Weidner: Esatto. Sono altamente organizzati, al di là dell’immaginazione Umana ed uno dei motivi per cui scavo sempre più a fondo in questo argomento, è che ho capito che l’organizzazione è troppo efficace e troppo trans-generazionale.

Dobbiamo renderci conto che gli gnostici sono stati completamente spazzati via. Un gruppo di persone che, nel momento in cui stavano rivelando l’invasione di questi duplicatori, questi Arconti, sono stati spazzati via dalla storia. Li chiamavano pagani, ma non lo erano. Sapevano che al centro della galassia ci sono milioni di stelle, sapevano quanto il sole fosse distante dalla Terra. Erano persone incredibilmente avanzate.

La risacca di questa religione del dio della guerra, diffusasi in tutto il mondo, ora si sta avviando alla autodistruzione attraverso la guerra tra tutte le religioni (cattolicesimo, islam, giudaismo) che hanno come base l’adorazione di Geova; il che è sempre stato l’obiettivo finale.

Odio davvero dirlo, ma siamo stati ingannati. L’idea che un qualche tipo di messia stia per venire a salvarci è un trucco arcontico per farci pensare che non dobbiamo fare nulla circa la nostra situazione attuale, che non abbiamo nessuna responsabilità.

Forse qualche forza soprannaturale arriverà, ma io penso che si debba guardare a come si è verificata l’oppressione e perché è stato scritto dalla storia. Quando si inizia a guardare indietro, ci si rende conto che i primi cristiani, dai tempi di Gesù al tempo di Costantino nel 310 dC, predicavano l’adorazione dell’unico vero Dio. Possiamo sostenere che i primi cristiani erano in realtà i seguaci gnostici di Gesù. L’intero Nuovo Testamento è stato completamente riscritto da Costantino e tutte le informazioni sugli Arconti sono state rimosse e l’idea che Geova fosse un dio crudele, diminuita. Questo è un fatto. I testi di Nag Hammadi sono più vecchi del Nuovo Testamento di 400 anni. Il Nuovo Testamento che abbiamo oggi è stato inventato intorno al 350 dC.

Rense: Il problema di qualcuno che arrivi qui per salvarci è il pensiero più dannoso per tutti gli esseri umani. Più grave dell’inesistente presa di responsabilità.

Weidner: Sono d’accordo. Si tratta di un rapporto paradossale tra abusato e abusante. Queste religioni sono come una persona che ci picchia con un bastone e mentre ci sta picchiando ci dice che ci ama e che lo sta facendo perché ci ama. E’ un trucco, un ribaltamento della realtà che gli Arconti hanno sempre fatto. Hanno sempre cercato di convincerci che la guerra è pace e che l’amore è odio.

Tutto è sempre una duplicazione. Una volta che si riesce a vedere, si è in grado di capire che tutto è stato trasformato, tutto è stato invertito. Io non so come ci si possa difendere da tutto questo se non parlandone, ma le persone hanno molta paura.

Anche gli studiosi che conoscono gli Arconti hanno molta paura di parlarne in pubblico, perché si produce energia per gli Arconti anche solo menzionandoli, ma, in questa fase,alla fine del gioco, dobbiamo cominciare a pensare che ci stanno prendendo in giro e capire il perché lo stanno facendo passa attraverso lo studio di ciò che gli antichi avevano da dire su tutto questo.

Rense: Allora, chi sono questi Arconti adesso? Sono talmudici sionisti, in larga misura. Forse sono una buona parte del nucleo centrale. Guardando le origini dei loro nomi e del loro DNA, possiamo affermare che provengono dall’impero cazaro. Hanno adottato l’ebraismo e lo hanno usato come bastone per picchiare la gente e nascondere il bastone, il che è una grande tragedia per i veri, onesti ebrei di buon cuore e ce ne sono milioni di loro. Così vengono utilizzati forse più crudelmente e spietatamente di qualsiasi altro gruppo.

Questo è un riepilogo, una tesi valida e convincente del perché c’è così tanto male sul pianeta e del perché ci sono state così tante morti nel secolo scorso. Oltre 100 milioni di persone sono state uccise e qualcosa si sta alimentando psichicamente con l’energia scaturita da questi eventi.

C’è sete di sangue, una satanica sete di sangue molto profonda e noi siamo, a quanto pare, nelle mani di questi esseri al momento. Hanno fatto i loro piani molto tempo fa e intensificati negli ultimi 200 anni. Li stanno portando avanti senza nasconderli. Li stanno spiattellando in faccia ai sempre più stupidi e impotenti popoli della Terra.

Gli gnostici ci hanno lasciato eventuali strategie nei testi di Nag Hammadi o altrove o qualche idea per attaccare o sovvertire questo male?

Weidner: Gli gnostici credevano che ci fossero esseri avanzati che effettivamente si prendono cura di noi e che ci fosse una scommessa o una previsione sul fatto che la creazione degli 'esseri avanzati', cioè gli esseri umani, sarebbe stata una tappa obbligatoria  per farci risvegliare e farci prendere coscienza dei trucchi degli Arconti, dato che essi stessi avrebbero fornito i mezzi affinché ciò fosse accaduto.

Una cosa è certa: gli Arconti ci odiano più di ogni altra cosa, dopo l’amore e il coraggio.Essi non possono resistere al coraggio o ad un chiaro e articolato dibattito, perché i propri impianti sono costruiti interamente sulla falsità. E’ tutto falso e così possiamo iniziare la decostruzione della storia e vedere attraverso le bugie.

Osservando fuori dagli schemi, fuori dalla norma, si possono vedere i trucchi degli Arconti. Tutto quello che fanno è falso, non è vero e non ha storia, non ha veridicità. E’ sempre un parassita che vive sulle spalle degli altri. Chiunque sta seguendo questo pazzo, folle dio Geova, sarà condotto alla morte certa. Se pensate che ci sia una ricompensa per voi nel servire gli Arconti, vi sbagliate di grosso, vi assicuro che non c’è.

Come ho detto odiano il coraggio. Niente li fa rabbrividire di paura più di qualcuno in piedi davanti a loro e hanno sempre reagito in modo eccessivo ogni volta che è successo perché sono dei vigliacchi.

Essi non credono in una vita ultraterrena e non ci può essere una vita ultraterrena per gli Arconti, ma c’è per gli esseri umani, in quanto gli esseri umani sono un principio divino. Questo è anche ciò che dicono gli gnostici. Siamo dotati di intelligenza e ragionamento e questo è ciò che rende gli Arconti così arrabbiati e gelosi di noi, perché abbiamo questa innata intelligenza creativa che può risolvere qualsiasi problema.

La prova finale dell’umanità potrebbe essere definire il problema degli Arconti e risolverlo? La cosa che risolverà il dilemma arcontico più di ogni altra cosa, è amarsi incondizionatamente. Questo li fa andare fuori di testa.

Gli Arconti non possono sopportare l’amore familiare o l’amore tra uomini e donne ed è per questo che fanno tutte queste cose per distruggerne la purezza.
Se si guarda al percorso della modernità, vi è un tentativo dopo l’altro per rimuovere ogni senso di purezza, anche dai bambini. E’ davvero difficile per loro, perché i bambini di 6 o 7 anni che guardano la televisione vedono cose che probabilmente nessun essere umano dovrebbe mai vedere. La stessa cosa vale per i film dell’orrore, questi sono tutti i trucchi arcontici per desensibilizzare le persone, in modo da creare livelli ancora più elevati di violenza quando diventa necessario per loro, in modo che possano saziarsi. Perché questo è ciò che stanno facendo, attingono energia da noi perché non hanno energia intrinseca.

Rense: L’idea dei media arcontici controllati è quella di desensibilizzare le masse e riprogrammare le loro pulsioni ed istinti.

Weidner: Io non guardo la televisione, ma ero a una conferenza di recente e ho acceso la televisione nella camera d’albergo … era un continuo bombardamento d’immagini con persone uccise e tutti i tipi di sesso in corso.

Rense: Non voglio avere una televisione in casa mia e me ne sono liberato più di 21 anni fa.

Weidner: Le immagini televisive sono il metodo più veloce per riprogrammare la nostra mente.

Rense: La cosa più triste è che tutto questo è auto-polizia. Sanno perfettamente come funzionano le masse e conoscono il potere della pressione e del giudizio dei pari. Capiscono il desiderio dei giovani, che definiscono se stessi allo scopo di essere accettati nel gruppo e sanno che nessuno vorrebbe rischiare di essere allontanato dal gruppo. Ciò produce storie come quella venuta fuori la scorsa settimana: gli studenti britannici di talento non s’impegnano più di tanto a scuola in modo che possano avere amici.

Weidner: A me è successo a scuola. Dovevo sembrare stupido, così i miei compagni sarebbero andati d’accordo con me e avrebbero smesso di picchiarmi.

Rense: L’intelligenza è vista come arroganza e presunzione da parte di coloro che non la hanno o non la vogliono avere.

Weidner: Gli Arconti sono contro la gnosi, contro la conoscenza. Nella mitologia occidentale il Signore disse ad Adamo ed Eva di non mangiare assolutamente i frutti dell’albero della Conoscenza. Non solo, ma se ne avessero mangiati sarebbero sicuramente morti. Eppure, entrambi mangiarono i suoi frutti e nessuno dei due morì, così capiamo che non disse loro la verità.

Nota: Un dio assassino, vendicativo e bugiardo. Mi spiegate come può un dio creatore dell’Universo, compassionevole, onnisciente e tutti gli aggettivi sovrannaturali che a lui vengono attribuiti, comportarsi in questo modo? Solo nel vecchio testamento il dio Arconte assassina più di 30 milioni di persone. Satana circa una dozzina, ma sempre per ordine di Yah-Veh

Questo mito ci viene insegnato fin dall’inizio ed è la ragione per cui stiamo intrappolati in questo mondo da incubo dove ci dicono quanto ci amano mentre ci picchiano, dove ci dicono: “…non preoccuparti, qualche salvatore da qualche parte sta arrivando per salvarci. Non devi fare nulla. Il salvatore sta arrivando in una navicella aliena o dalle nuvole ... o è Obama.

Articolo pubblicato sul sito L'Universo Vibra

lunedì 10 febbraio 2014

Los Voladores

Los Voladores 
Carlos Castaneda

Los voladores, oscure presenze parassite «Perché desideriamo che qualcuno ci guidi quando possiamo fare da soli?»


«Gli sciamani dell'antico Messico scoprirono che abbiamo un compagno che resta con noi per tutta la vita, un predatore che emerge dalle profondità del cosmo e assume il dominio della nostra vita. 
Don Juan Matus

Rispetto a quanto riferito fino ad ora della concezione tolteca, le considerazioni che seguono possono apparire ancora più sconcertanti e possono generare una varietà di reazioni nel lettore: di difesa come il rifiuto o di consapevolezza profonda come angoscia, senso di schifo, paranoia.

Rivolgo per questo al lettore lo stesso invito che il Nagual Carlos fece alla conferenza di Santa Monica, in California, nel 1993 - la sua prima apparizione pubblica dopo decenni di totale anonimato:
«Il mio nome è Carlos Castaneda. Vorrei pregarvi di una cosa. Vi prego di sospendere per oggi il giudizio. Vi prego di aprirvi -anche solo per un’ora- alla possibilità che sto per presentarvi.Per trent'anni sono stato irreperibile. Non sono solito rivolgermi alla gente e parlare. Ma ora, per un momento, sono qui. È nostro dovere ripagare un debito a coloro che hanno fatto la fatica di mostrarci certe cose. Questo sapere noi lo abbiamo ereditato. Don Juan ci disse che non dobbiamo difenderlo. Vorremmo farvi capire che ci sono opzioni, possibilità insolite che non sono fuori dalla vostra portata.»

Gli antichi stregoni si accorsero per primi che qualcosa non andava per il verso giusto. 
Essi videro che nei bambini, le emanazioni luminose - tenute insieme da una forza agglutinante nella forma di un uovo - erano anche ricoperte da una patina di straordinario splendore.
Videro che alla crescita del bambino questa patina, anziché svilupparsi anch'essa di conseguenza, diminuiva drammaticamente.
Videro che questo involucro di luce era direttamente correlato alla consapevolezza dell'individuo e lo chiamarono lo splendore della consapevolezza.

La consapevolezza non si sviluppava come sarebbe stato naturale.
Inquietati da questa incongruenza estesero le loro indagini e scoprirono la presenza di esseri oscuri posti direttamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili.

Gli sciamani toltechi scoprirono la presenza di esseri oscuri posti direttamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili.

Gli stregoni videro che questi esseri oscuri si cibavano della lucentezza della consapevolezza di ogni individuo, riducendone sempre di più la patina luminosa.

Le entità oscure sono particolari esseri inorganici, coscienti e molto evoluti e poiché si muovono saltellando o volando come spaventose ombre vampire furono chiamati los voladores, ovvero quelli che volano.


Don Juan: «Sei arrivato, e con le tue sole forze, a ciò che per gli sciamani dell'antico Messico era la questione suprema. Per tutto questo tempo non ho fatto che menare il can per l'aia, insinuando in te l'idea di un qualcosa che ci tiene prigionieri. Ed è davvero così!»

Carlos: «Perché questo predatore ci avrebbe sottomessi nel modo che stai descrivendo, don Juan? Dev'esserci una spiegazione logica.»


Don Juan: «Una spiegazione c'è ed è la più semplice che si possa immaginare. I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie...»

I voladores si nutrono solo di un determinato tipo di energia e, come vedremo, noi produciamo molta di quella energia. 
Questo ci fa essere le prede ideali da mungere quotidianamente.

Il danno energetico che questa azione predatrice ci arreca è immenso. 
Siamo esseri magici dotati di possibilità infinite condannati a brandelli di consapevolezza: i voladores consumano regolarmente la patina luminosa - che torna a crescere per sua natura - e come impeccabili giardinieri tengono l'erba rasa sempre allo stesso (misero) livello. 

Gli sciamani vedono che la patina di luminosità rimastaci è una piccola pozzanghera di luce sotto i piedi, che non arriva nemmeno agli alluci.
Questa consapevolezza rimastaci è davvero poca cosa e ci permette giusto di interagire nel mondo quotidiano fissato dalla socializzazione, ma certo non ci dà modo di comprendere la nostra reale situazione o di riconoscere che condividiamo lo stesso destino degli animali che alleviamo.

Come inconsapevoli schiavi ci identifichiamo nei nostri predatori e riproponiamo i loro nefandi comportamenti con la natura in generale inquinando, disboscando, distruggendo e «sfruttiamo noi stessi senza ritegno i nostri animali: li mungiamo, li tosiamo, prendiamo loro le uova e poi li macelliamo o li rendiamo in diversi modi sottomessi e mansueti. Li leghiamo, li mettiamo in gabbia, tagliamo loro le ali, le corna, gli artigli ed i becchi, li ammaestriamo rendendoli dipendenti e gli togliamo poco a poco l'aggressività e l'istinto naturale per la libertà.»

Ci manca l'energia, non possiamo fare altro che specchiarci, nella pozzanghera di consapevolezza, in un limitato e illusorio riflesso di sé, una falsa personalità. 
«La coscienza delle suole rispecchia la nostra immagine, la nostra superbia e il nostro ego, i quali alla fine non sono altro che la nostra vera gabbia.»

L'esigua pozzanghera di consapevolezza è l'epicentro dell'egocentrismo in cui l'uomo è inconsapevolmente intrappolato.

Ci hanno tolto tutta l'energia, ma ci hanno lasciato proprio quella che ruota intorno all'Ego!
E proprio facendo leva sul nostro egocentrismo i voladores creano fiammate di consapevolezza che poi voracemente consumano.

I predatori alimentano l'avidità, il desiderio smodato, la codardia, l'aggressività, l'importanza personale, la violenza, le emozioni forti, l'autocompiacimento ma anche l'autocommiserazione. 

Le fiamme energetiche generate da queste qualità 2negative" sono il loro cibo prediletto.


I voladores non amano invece la qualità vibrazionale della consapevolezza, dell'amore puro, dell'armonia, dell'equilibrio, della pace, della sobrietà.. in una parola aborriscono la qualità energetica della crescita evolutiva, e hanno ogni vantaggio nel boicottare ogni nostro incremento di coscienza.

«La nostra mentalità da schiavi, che nella cultura giudeo-cristiana ci promette consolazione nell'aldilà, non porta alcun vantaggio a noi stessi, bensì ad una forza estranea, che in cambio della nostra energia ci fornisce credenze, fedi e modi di vedere che limitano le nostre possibilità e ci fanno cadere nella dipendenza.»

Secondo don Juan sono stati proprio i voladores a instillarci stupidi sistemi di credenza, le abitudini, le consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro Ego.

Carlos: «Ma come ci riescono, don Juan? Ci sussurrano queste cose all'orecchio mentre dormiamo?»


Don Juan: «Certamente no. Sarebbe idiota! Sono infinitamente più efficienti e organizzati. Per mantenerci obbedienti, deboli e mansueti, i predatori si sono impegnati in un'operazione stupenda, naturalmente dal punto di vista dello stratega. Orrenda nell'ottica di chi la subisce.Ci hanno dato la loro mente!Mi ascolti? I predatori ci hanno dato la loro mente che è la nostra. La mente dei predatori è barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere smascherata. Benché tu non abbia mai sofferto la fame, sei ugualmente vittima dell'ansia da cibo e la tua altro non è che l'ansia del predatore, sempre timoroso che il suo stratagemma venga scoperto e il nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopotutto, è la loro, i predatori instillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene...Le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle nostre due menti.Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado perché è stata sconfitta e relegata nell'oscurità. L'altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è una installazione estranea.»

Carlos: «Ma se gli sciamani dell'antico Messico e quelli attuali vedono i predatori, perché non fanno nulla?»


Don Juan: «Non c'è nulla che tu e io possiamo fare se non esercitare l'autodisciplina fino a renderci inaccessibili.Ma pensi forse di poter convincere i tuoi simili ad affrontare tali rigori? Si metterebbero a ridere e si farebbero beffe di te, e i più aggressivi ti picchierebbero a morte. Non perché non ti credano. Nel profondo di ogni essere umano c'è una consapevolezza ancestrale, viscerale, dell'esistenza dei predatori.» 

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