martedì 14 aprile 2009

La filosofia politica di Karl Popper

La società aperta ed i suoi nemici
a cura di Renzo Grassano



La società aperta ed i suoi nemici fu pubblicata nel 1945. Lo scritto maturò durante il lungo periodo di esilio di Popper in Nuova Zelanda ed è certamente il suo "capolavoro" di filosofia della politica.
Le radici del totalitarismo vengono individuate ancora una volta nello storicismo, soprattutto quello hegeliano, ma affondano nell'alba della filosofia, in autori quali Esiodo, Eraclìto, Platone, lo stesso Aristotele, ritenuto colpevole di essenzialismo. I grandi bersagli polemici sono comunque nazismo e comunismo, le teorie della razza ed il pensiero di Marx.
La manifestazione più evidente del totalitarismo è la società chiusa, di stampo tribale e collettivista, dominata dai tabu, dove la vita degli individui è regolata da norme rigide imposte d'autorità. «Una società chiusa assomiglia ad un gregge o a una tribù per il fatto che è un'unità semi-organica i cui membri sono tenuti insieme da vincoli.» Al contrario, la società aperta è quella nella quale gli uomini sono liberi di assumere il timone della loro vita, liberi di manifestare un atteggiamento critico, liberi di basare le loro decisioni sull'autorità della propria intelligenza.
La distinzione tra società chiusa e società aperta fu mutuata dal filosofo francese Bergson, il quale, comunque, lo aveva utilizzato in uno schema di pensiero diverso.

La questione che tutti si pongono è stata sempre: "chi deve governare?" Questa domanda ha provocato risposte definiti sterili, tipo: i migliori, i filosofi, un sovrano illuminato, il popolo, la razza superiore. Si tratta anche di una risposta falsa perché presuppone governanti buoni ed onesti. Per Popper occorre liberarsi di questa domanda, superandola con un'altra: «Come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo da impedire che i governanti cattivi ed incompetenti facciano troppo danno?»
Serve un controllo istituzionale dei governanti. Solo attuandolo risolveremo il paradosso delle democrazie, ovvero il paradosso di un popolo che sceglie la tirannide, come è accaduto in Germania con l'avvento di Hitler.

Popper tracciò una linea di demarcazione tra totalitarismo e libertà che si espresse in una netta distinzione tra dittatura e democrazia.
Scriveva in proposito:«1. La democrazia non può compiutamente caratterizzarsi solo come governo della maggioranza, benché l'istituzione delle elezioni generali sia della massima importanza. Infatti una maggioranza può governare in maniera tirannica (la maggioranza di coloro che hanno una statura inferiore a 6 piedi può decidere che sia di coloro che hanno una statura superiore a sei piedi a pagare tutte le tasse). In una democrazia i poteri dei governanti devono essere limitati ed il criterio della democrazia è questo: in una democrazia i governanti - cioè il governo - possono essere licenziati senza spargimenti di sangue. Quindi se gli uomini al potere non salvaguardano quelle istituzioni che assicurano alla minoranza la possibilità di lavorare per un cambiamento pacifico, il loro governo è una tirannia.
2. Dobbiamo distinguere soltanto fra due forme di governo, cioè quello che possiede istituzioni di questo genere e tutti gli altri; vale a dire fra democrazia e tirannide.
3. Una costituzione democratica consistente deve escludere soltanto un tipo di cambiamento che mettere in pericolo il suo carattere democratico.
4. In una democrazia, l'integrale protezione delle minoranze non deve estendersi a coloro che violano la legge e specialmente a coloro che incitano gli altri al rovesciamento violento della democrazia.
5. Una linea politica volta all'instaurazione di istituzioni intese alla salvaguardia della democrazia deve sempre operare in base al presupposto che ci possano essere tendenze anti-democratiche latenti sia tra i governati che tra i governanti.
6. Se la democrazia è distrutta, tutti i diritti saranno distrutti; anche se fossero mantenuti certi vantaggi economici goduti dai governati, essi lo avrebbero solo sulla base della rassegnazione.
7. La democrazia offre un prezioso campo di battaglia per qualsiasi riforma ragionevole dato che essa permette l'attuazione di riforme senza violenza. Ma se la prevenzione della democrazia non diventa la preoccupazione preminente in ogni battaglia particolare condotta su questo campo di battaglia, le tendenze anti-democratiche latenti che sono sempre presenti ( e che fanno appello a coloro che soffrono sotto l'effetto stressante della società...) possono provocare il crollo della democrazia. Se la comprensione di questi principi non è ancora sufficientemente sviluppata, bisogna promuoverla. La linea politica opposta può riuscire fatale; essa può comportare la perdita della battaglia più importante, che è la battaglia per la stessa democrazia.»

In altre parole, è evidente che in una società aperta le istituzioni non possono permettere ai prepotenti ed ai potenti di schiavizzare i mansueti: e questo è un limite alla libertà, che non può essere illimitata. Ma c'è un limite anche alla tolleranza: se noi la estendiamo agli intolleranti, se non siamo disposti a proteggere una società tollerante contro l'attacco degli intolleranti «allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.» Ma ciò non è valido sempre, e queste parole servono più come un orientamento nei momenti cruciali di un eventuale attacco alla democrazia. Infatti, dice ancora Popper, la soppressione è la meno saggia delle decisioni. «Ma si deve proclamare il diritto di sopprimere gli intolleranti, se necessario anche ricorrendo alla forza, qualora essi, ripudiando ogni argomento "ricorrano all'uso dei pugni e delle pistole".»

Tra le procedure democratiche e le regole metodologiche della scienza, secondo Popper, dovrebbe realizzarsi una specie di analogia fondata sulla evidente congruenza delle situazioni: sia nell'attività scientifica che nelle attività politiche si cerca il modo di risolvere problemi. Ed anche in politica occorre fantasia, creatività, occorrono nuove ipotesi da falsificare, cioè da sottoporre ad un controllo rigoroso. Anche in politica, come s'è visto la questione della controllabilità è cruciale. Ed anche in politica il dogmatico è colui che è illuso di avere una verità definitiva, e non si rende conto che nuovi fatti, nuove scoperte, l'affermarsi di nuove ipotesi possano smentirla.

In La società aperta ed i suoi nemici abbiamo un ulteriore attacco allo storicismo che questa volta si precisa, anche coraggiosamente (visto che Popper era di orgine ebraica ed era in esilio perché perseguitato dai nazisti), contro la teoria teologica del popolo eletto. Egli contesta apertamente l'idea che Dio scelga un popolo per attuare i suoi disegni. E' evidente che tale critica si estende anche a coloro che sostituiscono la natura o qualocos'altro, a Dio.
Le ragioni dello storicismo profetico vanno dunque cercate nell'antichità, nello stesso pensiero filosofico, in uomini che come Esiodo ed Eraclìto hanno forzato la mano della storia interpretandola in modo dogmatico e definitivo. Dopo aver definito Esiodo il poeta della decadenza dell'umanità ed Eraclìto il teorico dell'immutabile legge del mutamento, Popper si scaglia contro Platone, che è poi il contrario di Eraclìto, ovvero il teorico di un modo di pensare secondo cui «il cambiamento è male e la stasi è divina.» Secondo Popper Platone fu un reazionario collocato apertamente contro le novità della democrazia ateniese, su posizioni sostanzialmente ostili a quelle dei democratici eredi di Pericle.
Anche Aristotele non è risparmiato: l'accusa è quella di essenzialismo metodologico, ovvero un modo di pensare che ha seriamente compromesso la scienza e la filosofia per secoli. Compito della scienza è infatti non ripondere alla domanda che cos'è la materia? ma decrivere il comportamento dei fenomeni: «Così la concezione scientifica della definizione "un cucciolo è un cane giovane" sarebbe che essa è una risposta alla domanda " che cosa è che chiamiamo un cane giovane?" piuttosto che alla domanda "che cos'è un cucciolo?» In sostanza, dice Popper, la scienza non persegue una spiegazione ultima e quindi non è essenzialista.
Al contrario, nelle scienze sociali permane l'essenzialismo vecchia maniera, ed il marxismo ne è l'esempio più importante.
Prima di arrivare a Marx, Popper svolge una spietata critica di Hegel, il padre dello storicismo e del totalitarismi moderni.
Gli aspetti illiberali del pensiero di Hegel sono: il culto platonizzante dello stato; la mentalità tribale e collettivista; il rifiuto di un principio etico al di sopra dello stato e la risoluzione della morale nella politica; il concetto che il solo criterio possibile di giudizio nei confronti dello stato sia il successo storico-mondiale delle sue politiche. Infine la teoria che lo stato possa esistere solo mediante la guerra, con l'aggravante della tesi di una nazione eletta a fungere di volta in volta da guida. Infine la teoria del Grande Uomo e della Personalità storica mondiale. Tutto questo, secondo Popper, fu ereditato e realizzato dal nazismo.
Inoltre, Hegel fu intellettualmente e moralmente disonesto:« Hegel realizzò le cose più miracolose. Logico sommo, fu un gioco da bambini per i suoi efficacissimi metodi dialettici estrarre conigli fisici da cappelli puramente metafisici.»

Rispetto a Marx, va notata una posizione di maggiore rispetto, anche perché non va dimenticato che Popper fu inizialmente attratto dalle idee socialiste.
Ma anche con Marx la critica è spietata. L'attacco al comunismo avviene in prima battuta come un processo di tipo epistemologico. «Credo che sia assolutamente corretto sostenere che il marxismo è, fondamentalmente, un metodo. Ma è sbagliato credere che, in quanto metodo, debba essere al riparo di ogni attacco. La verità è, più semplicemente, che chiunque intenda giudicare il marxismo, deve metterlo alla prova e citarlo in quanto metodo, cioè deve valutarlo in base a criteri metodologici. Deve insomma chiedersi se è un metodo fecondo o sterile, cioè se è o non è capace di favorire il compito della scienza.»
Popper ritiene corretto, valido e persino giusto ritenere fondamentali le condizioni economiche per una valutazione dei processi storici. Ma, secondo lui, Marx ha preso troppo sul serio il termine fondamentale. E' essenzialismo, e come tale, non è migliore di tutti gli altri. La concezione dello stato di Marx, ad esempio, è essenzialistica, risponde cioè alla classica domanda: che cos'è 'stato'? E se la risposta classica è: la forma di organizzazione del dominio della classe borghese sulla società, nascono da questo atteggiamento gravi conseguenze quali la svalutazione della politica a vantaggio dell'economia ed anche il disprezzo per la democrazia formale.
Popper è convinto, in sostanza che, alla luce di quanto è andato maturando nello sviluppo sociale, il potere politico sia autonomo da quello economico, ed in qualche modo possa anche condizionarlo. La svalutazione del politico, nel marxismo, ha portato a concezioni dogmatiche che hanno ostacolato il riformismo.
In netta controtendenza rispetto al pensiero del suo amico F. A. von Hajek , Popper fu infatti un convinto assertore del ruolo dello stato e della politica nell'economia, per certi aspetti vicino alla sinistra moderata.
Secondo Popper infatti il potere politico ha il dovere di controllare il potere economico: «Ciò significa un'enorme estensione del campo delle attività politiche. Noi possiamo chiederci che cosa vogliamo conseguire e come possiamo conseguirlo. Possiamo, per esempio, attuare un razionale programma politico per la protezione degli economicamente deboli. Possiamo fare leggi atte a limitare lo sfruttamento. Possiamo limitare la giornata lavorativa, ma possiamo fare anche molto di più. Per legge, possiamo assicurare i lavoratori ( o meglio ancora, tutti i cittadini) contro l'invalidità, la disoccupazione, la vecchiaia. In questo modo possiamo rendere impossibili certe forme di sfruttamento come quelle fondate sulla debole posizione economica di un lavoratore che deve accettare qualunque cosa per non morire di fame... [...]
Il potere politico e il suo controllo è tutto. Al potere economico non si deve permettere di dominare il potere politico; se necessario, esso deve essere combattuto dal potere politico e ricondotto sotto il suo controllo.»
Sono posizioni condivisibili da una sinistra meno viziata dal pregiudizio ideologico. Il problema è che in Italia il pensiero politico di Popper ha faticato, non dico ad imporsi, ma semplicemente a proporsi data l'egemonia delle correnti storiciste-marxiste nella vita culturale.
Personalmente le condivido, anche se non le ritengo particolamente adatte alla situazione attuale del nostro paese, che ha bisogno di un patto tra i produttori in grado di purificare la politica ed arginare il potere della grande finanza, di meno stato e più mercato, di riforme che non distruggano la stato però, a vantaggio di pasticci come il senato federale.
Nel prossimo capitolo vedremo gli sviluppi della critica popperiana a Marx.

giovedì 5 marzo 2009

Anna Foa: radici e fragilità del negazionismo

RomaSette 05 marzo 2009

Anna Foa, collaboratrice ebrea dell’OSS. Romano... contro Williamnson e i complottisti

La storica protagonista di un incontro organizzato dalla parrocchia di Santa Maria ai Monti. Dietro a queste prese di posizione la «teoria del complotto» di Francesco Lalli

Com’è possibile che negli Stati Uniti, che hanno combattuto il nazismo, si siano potute sviluppare teorie negazioniste? Come si può negare l’esistenza della Shoah e in che modo si pone la Chiesa di fronte a tutto questo? Sono solo alcune delle domande che un gruppo di ragazzi tra i 14 e i 17 anni ha rivolto ad Anna Foa, storica e collaboratrice dell’Osservatore Romano, durante l’incontro sul tema del negazionismo organizzato venerdì 6 febbraio dalla parrocchia di Santa Maria ai Monti.

Un doppio appuntamento, il primo dedicato ai giovani e il secondo agli adulti, per spiegare con un duplice registro un fenomeno preoccupante balzato nuovamente sulle prime pagine dei giornali dopo le dichiarazioni del vescovo Williamson, esponente della Fraternità di San Pio X. «Nel gruppo di liceali che ogni venerdì sera s’incontra in parrocchia – racconta il parroco don Federico Corrubolo – era emersa una necessità di comprendere meglio la vicenda che ha coinvolto il vescovo lefebvriano Williamson. I giovani oggi sono abituati a navigare su internet dove ogni teoria, anche quella priva di fondamento, rischia di trovare una sua visibilità. Di conseguenza abbiamo pensato a un incontro che potesse chiarire alcuni dei quesiti sollevati dai ragazzi stessi».

Scelta non casuale, dal momento che l’incontro si è tenuto nell’ex casa dei catecumeni, un’istituzione deputata, dalla metà del Cinquecento e fino agli inizi del Novecento, alla conversione e al battesimo degli ebrei. «Molti qui hanno trovato la fede, ma molti anche un cumulo di sofferenze morali – sottolinea il parroco – e con il riesplodere della questione negazionista ho sentito una triplice motivazione ad organizzare proprio in questa sede questo evento. In primo luogo un dovere da studioso, perché nulla ferisce di più della verità negata; in secondo luogo un dovere pastorale e in terza battuta il dovere di rendere omaggio a tutti quegli ebrei che qui hanno affermato la loro libertà di coscienza, rifiutando la conversione e aiutandoci a vivere come Chiesa cattolica l’esperienza dell’alterità e del confronto».

Dopo aver ricordato i primi passi mossi dal negazionismo in Francia, negli ambienti di destra vicini alla Repubblica di Vichy, e il riaffiorare del fenomeno nel corso degli anni Settanta – stavolta per opera di una frangia d’estrema sinistra – Anna Foa evidenzia gli elementi che caratterizzano nel contempo la forza e la grande fragilità del negazionismo. «Molti tra i negazionisti si definiscono storici pur non avendone alcun titolo – osserva –. Confrontarsi su un piano realmente storiografico con la verità di prove, testimonianze, memoriali, manoscritti, sarebbe per loro del tutto impossibile e, di conseguenza, portano avanti una battaglia che non si fonda su una diversa interpretazione del materiale documentario, ma sulla sua negazione».

La conseguenza di questo “no” espresso nei confronti delle fonti e il tentativo di screditarle o di smontarle una per una, si regge a sua volta su un elemento che non smette di affascinare la mentalità contemporanea: «Si tratta – spiega Foa – della teoria del complotto. L’insieme delle prove a favore dell’Olocausto sarebbe il frutto di un complotto, appunto, ordito dagli ebrei e dagli stati vincitori della Seconda guerra mondiale. Se si unisce tutto ciò all’elemento trasgressivo che il revisionismo negazionista porta con se e al fondo potentemente antisionista che lo alimenta, capiamo perché queste prese di posizione continuino a ritornare ciclicamente alla ribalta riscuotendo anche una certa adesione».

Rischia così di ritornare pericolosamente attuale la profezia di quei nazisti che, di fronte alla vastità del male compiuto e del genocidio perpetrato, dissero a quanti erano prigionieri dei campi di concentramento: «Il mondo non vi crederà mai».

>
Roma Sette

domenica 28 dicembre 2008

La Chiesa Cattolica: l'11 settembre è stato un lavoro dall'interno

Titoli di apertura : "Il Vescovo Richard Williamson* della Chiesa Romana Cattolica parla dei fatti dell'11 settembre. Su Google "Project Northwoods" vi propone un'operazione di depistaggio".

* [ Richard Nelson Williamson risulterebbe Vescovo della Società di S. Pio X°, consacrato dall'Arcivescovo Lefebvre e per questo scomunicato dalla Santa sede, ndt. ]

"... non è che oggi la situazione sia più dura, non si tratta di un potere brutale, apertamente brutale come era la Russia stalinista... non si tratta di uno... non è ancora uno stato di polizia... che ci impone di dire che due più due fa cinque... ma lo stato di polizia, chiunque si trovi qui lo sa, si sta avvicinando, sia qui che negli Stati Uniti.

Lo stato di polizia ha fatto un grosso balzo avanti con l'11 settembre, la cosa è certa, e voi... nessuno di voi crede che l'11 settembre sia come ce lo hanno presentato... è stato... naturalmente le due torri sono crollate... ma è assolutamente certo che non sono stati i due aerei a farle crollare, sono state demolite in modo professionale... grazie ad una serie di cariche da un estremità all'altra nelle torri....se avete dubbi... andate a vedere su internet all'indirizzo http://www.911mysteries.com/.

Ne parlo, vi sarete accorti che ne parlo nei miei sermoni... perchè vado avanti a parlarne nei miei sermoni? perchè stiamo rischiando che sparisca la verità, perchè se va a finire che le torri sono state abbattute da due aerei, allora il potere ha virtualmente già il controllo... allora il potere possiede le menti della gente... il potere può forzare qualunque tipo di propaganda e di menzogne... coi suoi mezzi di comunicazione e... se la gente si beve queste bugie, diventa schiava... nostro Signore ha detto : la verità vi renderà liberi... il suo contraltare è : la menzogna vi renderà schiavi.

Attualmente stanno dicendo menzogne al mondo intero... dai mezzi di comunicazione, dal governo, dai politici, dalle università, cogli insegnanti.... e, degno di nota, con molti cardinali e grazie alle più alte cariche della Chiesa.... siamo stati schiavizzati dalla menzogna... ed una tremenda... e la più colossale menzogna globale dei tempi moderni per schiavizzare le menti di tutti noi o per offuscare le nostre menti e quindi schiavizzarci, è farci credere che lo stato di polizia sia una cosa buona e necessaria, che è il perchè lo stato di polizia è avanzato, l'elite lo ha fatto avanzare... grazie all'11 settembre, che è un esempio classico di una... una bugia schiavizzante... : due più due fa cinque... le torri sono state buttate giù da due aerei.

E poi c'è quell'aereo che ha colpito il Pentagono... : assolutamente impossibile, che un aereo possa aver colpito il Pentagono... un aereo commerciale ha un naso molto morbido... è pazzesco... non ha un naso di titanio ed acciaio... non è una cosa con la quale un aereo potrebbe volare... se provassi... se provassi a decollare non ti staccheresti dalla pista... il naso di un aereo commerciale è molto leggero... è solo un pò di alluminio... una copertura di alluminio che copre il radar dell'aereo... il naso è molto tenero.

Quello che ha colpito il Pentagono invece, è passato attraverso... si è aperto la strada fra sei dei dieci muri di "pietra" spessi 44 centimetri... sei muri, dall'esterno del Pentagono al suo cortile interno... (è)un edificio di cinque anelli... ogni anello ha un muro esterno ed un muro interno... la cosa che ha colpito il Pentagono, prima di essere fermata, è passata attraverso sei di quei dieci muri... ci sono le foto... le prove sono limpide come le foto.

Naturalmente i giornali non hanno pubblicato quelle foto, ma esistono; quindi... può solo essere stato un missile... può solo... i missili guidati hanno una punta.. un naso... titanico... al titanio ed acciaio, con una carica esplosiva a due cariche : una carica per penetrare nel muro che è... è quella di penetrazione, quindi la seconda carica che esplode una volta penetrato dentro, e questo è quello che mostrano esattamente le foto, un fuoco che corre in alto ed in basso, dentro, dentro l'anello interno del Pentagono.

Ci hanno raccontato tutte quelle cose, ma io spero che nessuno di voi ancora creda... che è stato il lavoro di tre aerei di linea commerciali. pilotati da diciannove ( dirottatori ) sette dei quali, come forse sapete bene, è noto siano vivi e se ne vadano in giro... bugie... bugie e bugie... e questo è il punto : bugie o verità? e qui avete oggi dei rispettabili non-cattolici stile George Orwell, persone rispettabili ed intelligenti, alcune rispettabili persone che si sono rese conto che quello che ci stiamo giocando qui, prima ancora che se la religione sia il problema, prima ancora che se sia in discussione Dio, quello che è in discussione è... la verità : esiste la verità? c'è verità?"


imprentau dae:You Tube

sabato 29 novembre 2008

ave maria

mercoledì 5 novembre 2008

Sabato 22 Dicembre 2012, fine del mondo?















Ormai nel mondo del web gira una specie di febbre che addita questa data, non tanto lontana per la verità, per la catastrofe prossima ventura.
Ma su quali basi si portano avanti questo tipo di supposizioni ? A dir la verità qui qualche dato reale c'è, e deriva dalla conoscenza scientifica che oggi possediamo del calendario delle popolazioni della civiltà Maya.
Andiamo con ordine: come è possibile verificare (fonte wikipedia) tra quelle popolazioni non si usava computare gli anni nel modo in cui noi lo facciamo oggi. Fra l'altro gli 'anni', cioè meglio i cicli annuali erano di due tipi: il ciclo Tzolkin (che durava 260 giorni) e il ciclo Haab (che durava 365 giorni).
segue>