domenica 19 aprile 2015

ALTRO CHE LASTRINA OSSEA FENICIO PUNICA CON DIVINITA' , E' SCRITTURA NURAGICA CON DIVINITA' -YHWH-

A Sa Defenza e blog assocciati, Sentiamo il dovere e l'onere di prendere a ripubblicare articoli tratti dal blog Monteprama, a onore del vero e contro l'imbecillità e volgarità dilagante di certo Untore, che semina demenza e idiozie d'altri tempi pel Web; con la speranza che Monteprama continui e non smetta di pubblicare articoli con quella freschezza d'analisi conosciuta sull'archeo e linguistica sarda, sconosciuta alla maggioranza parte dei ricercatori...

F. Barreca: lastrina ossea con divinità fenicio - punica. No, con divinità (yhwh) e scritta nuragica.
di Gigi Sanna
monteprama

Fig.1

Ferruccio Barreca a p. 58 del suo noto ' La civiltà fenicio -punica in Sardegna' (1) così scrive nella didascalia che accompagna il singolare oggetto trovato nel sacello del mastio di Monte Sirai (2): ' Lastrina in osso rappresentante busto di persona divina maschile'.

La lastrina oggi esposta al Museo Nazionale della Civiltà fenicio -punica in Roma, in realtà, come vedremo fra poco, non è un prodotto della civiltà fenicio -punica ma della civiltà nuragica.
Lo studioso romano, già sovrintendente ai beni archeologici della provincia di Cagliari ed Oristano, negli anni Ottanta del secolo scorso naturalmente niente sapeva dei 'segni' della scrittura nuragica, quelli che oggi ci sono familiari e men che meno sapeva dell'esistenza di un sistema di scrittura di carattere religioso basato prevalentemente sulla crittografia e sul rebus. Quindi nell'esame della figura il Barreca deve essere rimasto molto perplesso e del tutto incapace, per motivi oggettivi, di comprendere la natura di un manufatto che al massimo poteva suggerirgli quello che ha suggerito e cioè la figura di un 'busto' di un dio maschile personificato. Quale divinità fosse poi era ancora più difficile da individuare non essendo attestata da nessuna parte e tanto meno in Sardegna una divinità baffuta con un viso perfettamente circolare che schernisce o si fa beffe di qualcuno o di qualche cosa.
Se noi però esaminiamo con attenzione il cosiddetto 'busto' ci rendiamo subito conto, innanzitutto, del chiaro geometrismo della raffigurazione dato da un triangolo (il supporto), da quattro linee oblique che simulano una veste con maniche corte e da un cerchio inserito nel detto triangolo. Quindi notiamo che il triangolo è reso alla base con le braccia e i pugni della persona, raffigurati opposti ed uniti come nell'atto di alludere ad una notevole forza, resa questa ancor più evidente dalle braccia muscolose e dai bicipiti. Ancora notiamo un copricapo ornamentale che sicuramente doveva terminare con una punta (il vertice superiore del triangolo), oggetto che è composto da quattro pendagli a mo' di trecce che scendono, due per parte, dalla testa- cerchio per circa la metà di esso. E infine notiamo che entrambi gli occhi hanno, sottostanti, due barrette orizzontali (simulanti verosimilmente più le rughe che le guance) e dei baffi che nascondono una bocca nell'atto di cavare la lingua e di fare uno sberleffo.
Scopriamo così, già da una prima osservazione, che quella strana raffigurazione cela qualcosa di nascosto, di molto nascosto, che spetta a noi decifrare e svelare.
Innanzitutto osserviamo che i 'macrosegni' della composizione sono il cerchio e il triangolo in cui esso è inserito, iconografia questa non difficile da interpretare in quanto in non poche civiltà antiche il significato è quello costante di 'occhio di Dio che tutto vede (the all seing eye), essendo spesso il cerchio simbolo dell'occhio luminoso (solare e lunare) della divinità e il triangolo simbolo della perfezione della stessa(3).

Ora, dal momento che sappiamo che nella scrittura nuragica il supporto deve essere letto per primo (4) e che spesso per primi, a sé stanti, vanno letti i segni più significativi, avremo una prima lettura con il significato suddetto di 'occhio di Dio che tutto vede '.

Fig.2


Se noi, forti sempre della validità della 'griglia di Sassari' ovvero degli espedienti di norma messi in essere nella scrittura arcaica sarda (5), ricorriamo ai simboli fonetici, pittografici e non, alla numerazione convenzionale logografica, all' acrofonia, all'ideografia, al lessico consueto e a quant'altro ci è noto del nuragico in mix e a rebus, ci rendiamo conto che il messaggio è quello che, tante volte, ci è capitato di leggere nella documentazione scritta messa in atto dagli scribi nuragici. Ma con una inedita e singolarissima aggiunta, come quella che ci consente, come vedremo più avanti, di dare una precisa identità al dio 'nascosto' nell'atto di schernire.
Individuati i due macrosegni che ci danno la lettura 'ayin yh עין יה partiamo ora da quelli più piccoli disposti al di fuoridel cerchio (o viso che sia del dio rappresentato) e poi calcoliamo quelli all'interno di esso. Noteremo innanzitutto che c'è la (solita) voce 'potenza', ovvero 'oz 'scritta' per tre volte in modo differente (6) :


- la forza resa con i quattro 'pendagli - trecce' dell'ornamento o berretto posto al di sopra della testa circolare
- la forza resa dalle 'quattro' linee simulanti il principio della veste.
- la forza resa con l'ideogramma delle braccia opposte in tensione muscolare e dei pugni chiusi


A questa noi dobbiamo aggiungere l'acrofonia della parola hdrh הדרה (ornamento, berretto) che ci consente di avere, come di norma in nuragico (7), il 'hê ovvero il pronome semitico lui/lei ה.
Avremo quindi la seconda lettura :



Tab. 1


Prendiamo ora i segni contenuti all'interno del viso e avremo:



- la voce nur/nul ottenuta con il viso circolare
- la voce 'ak ab(i) resa dal disegno della fronte e del naso
- la voce forza resa con il pittogramma 'ayin (occhio) e con il segno lineare zayin (le rughe)
- la voce forza resa ancora con il pittogramma 'ayin e con il segno lineare zayin (le rughe)
- la voce 'l (dio) ottenuta con l'immagine della 'aleph (toro) + l'ideogramma l'g לעג (schernire, farsi beffe di)

Avremo quindi il terzo dato di senso come si può vedere dalla tab. 2



Tab. 2


Tradotta in altri simboli nuragici corrispondenti la sequenza completa sarebbe questa:





Quindi la lettura completa del documento con scrittura criptata, se tutto abbiamo compreso e tutto messo al posto gusto, dovrebbe essere la seguente:


1. 'ayin di Dio
עין יה


2. 'oz 'oz 'oz di lui


ה עז עז עז


3. 'El doppia forza del toro alato (bue api) della luce


אל עז עז נל אג אב

Come si è visto sopra, abbiamo chiamato YH,provvisoriamente, il dio ma abbiamo il dato certo, per via acrofonica, che il dio è chiamato 'EL. Quindi siamo di fronte al biblico 'El YH.
Ora, se nessuna difficoltà sembra incontrarsi per accettare che l'oggetto nasconda una lettura ottenibile attraverso la soluzione del complicato rebus (eseguito questo, ripetiamo, con tutti i normali requisiti del sistema nuragico, compreso quella della lettura dall'alto verso il basso), un rebus indicante la potenza straordinaria, ovvero lasuperpotenza (8) della divinità, nessun ostacolo sembra ergersi anche per capire (e sino in fondo, senza possibili obbiezioni) che la divinità, così singolarmente e stranamente raffigurata, sia indiscutibilmente quella di YH.
Infatti, il dio noto in letteratura (l'unico caratterizzato, da quanto sappiamo, per questo aspetto) non di rado presentato nell'atto di chi 'si fa beffe di' e di chi 'schernisce' è il dio 'el yhwh אל יהוה del Vecchio Testamento.
Per esserne convinti si veda il celebre passo di Ps 2,4. Insorgono i re della terra/ e i principi congiurano insieme/ contro il Signore ed il suo consacrato// ''Spezziamo le loro catene /gettiamo via da noi il loro giogo !''// Ride colui che sta nei cieli / il Signore si fa beffe di loro / Egli parla nella sua ira , li spaventa nella sua collera' oppure quello di Prv. 1, 26: anch'io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la paura'
Appare evidente che l'oggetto non rechi nessuna allusione ai casi specifici suddetti. C'è invece la semplice allusione e quindi il ricorso alla protezione di quel Dio doppiamente luminoso (soli -lunare), ovvero di yhwh, che si fa beffe di tutto e tutti e a cui nessuna potenza può resistere e può essere paragonata. Perciò chi porta con se quell'amuleto, usato con ogni probabilità contro il malocchio e la malasorte, si fa forte della magia dello scritto della 'potenza' nascosta dell' occhio di YHWH e può andare tranquillo contro il negativo dell'esistenza e magari contro chi, in un modo o nell'altro, vorrebbe nascostamente attentare alla sua serenità e alla sua incolumità.
Da ciò che si è detto su questa lastrina ossea risulta chiara l'analogia, se non di forma di contenuto, con altri due documenti nuragici di cui già si è parlato (v. figg. 3 e 4) ovvero del dischetto di Villaverde (9) e dell'oggetto votivo diS'Arcu 'e is Forros di Villagrande Strisaili (10).
Infatti anche in questi due casi lo scriba oltre a 'scrivere' più volte la voce 'oz , sottolinea che quella forza è doppia e che quella è la forza di yhwh. Basta riprendere le tabelle che abbiamo adoperato per illustrarli più compiutamente e attuare un confronto per rendersi conto che quello che dicono essi sostanzialmente dice anche il documento pubblicato dal Barreca.








Fig.3



Fig.4


Dal detto confronto ci piace rimarcare l'aspetto riguardante l'attenzione dei nuragici ( che sarà fatta propria dagli Etruschi (fig. 5) per la divinità androgina TIN/UNI 'apacatic' (11)) della doppia fonte di luce ovvero del doppio ed eterno occhio alato o cerchio soli - lunare. Il YHWH cananaico, di chiara ispirazione siro - palestinese, della Sardegna arcaica si distingue da quello del VT per la varia e più marcata simbologia (toro, serpente, uccello, albero della vita, fallo) ma soprattutto per una assai più accentuata connotazione astrale. YHWH è soprattutto NR, doppia luce che dà la vita, eterna lampada o occhio del cielo, diurna e notturna, senza la quale non ci sarebbe stato il principio della creazione e da quell'istante la vita.



Fig. 5


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Post-scriptum: osservazioni e commenti a questo post, inducono a presentare il cosiddetto "timpano" in trachite del pozzo sacro nuragico di Genoni (OR)-colle di Santu Antine. Lo si confronti con la figura 2 di questo post. MP



L'immagine del concio in trachite dal pozzo sacro di Genoni (sin.) è da questo sito. A destra, la figura 2 di questo post
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Note ed indicazioni bibliografiche


1. Barreca F. 1986, Sardegna archeologica. Studi e monumenti. La civiltà fenicio -punica in Sardegna, Delfino ed. Sassari.
2. Si tenga presente che il cosiddetto 'mastio' fu in origine (nuragica) un tempio e presumibilmente continuò ad esserlo anche in periodo successivo. Fu di esclusivo uso religioso e non militare. Non è un caso che il nostro oggetto di cultura religiosa nuragica yhwhistica fu trovato nel sacello. Per informazioni sul sito archeologico e le interpretazioni che vennero date sull'insediamento si veda in particolare P. Bernardini, 1989, Le origini di Sulcis e Monte Sirai, in Studi di egittologia e di antichità puniche, 4, pp. 45-66; P. Bartoloni, Monte Sirai: genesi di un insediamento, in Incontro "I Fenici", Cagliari, Regione Autonoma della Sardegna; P. Bartoloni- S.F.Bondì- L.A. Marras, 1992Monte Sirai, collana " Itinerari" , Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1990, pp. 31-36; idem,1994, L'impianto urbanistico di Monte Sirai nell'età repubblicana, in Atti del X Convegno di studio "L'Africa Romana" (Oristano, 11-13 dicembre 1992), Sassari, Gallizzi, pp. 817- 829; P. Bartoloni, 2000, La necropoli di Monte Sirai, Roma, Istituto per la civiltà fenicia e punica; Monte Sirai. Le opere e i giorni, a cura di P. Bernardini, C. Perra, 2001, Carbonia,; P. Bartoloni, 2002, Monte Sirai 1999-2000. Nuove indagini nell'insula B, in Rivista di Studi Fenici, 30,, pp. 41- 46;. P. Bartoloni, 2004. Monte Sirai, collana "Sardegna archeologica. Guide e Itinerari", Sassari, Carlo Delfino; M. Guirguis, 2012, Monte Sirai 2005-2010. Bilanci e prospettive, in Vicino Oriente, 16 pp. 97-129.
3 V. Chevalier J.- Gheerbrant A., 2005, Dictionnaire des Symboles. Mythes, Rêves, Coutumes , Gestes, Formes, Figures, Coulerurs, Nombres, Laffont ed. Paris, pp. 686 -689 e 967 – 969.
4. Sanna G., 2011, Scrittura nuragica: ecco il sistema. Forse unico nella storia della scrittura; in Monti Prama. Rivista di cultura di Quaderni Oristanesi, Dicembre, n° 62, pp. 25 - 33.
5. Ricordiamo ancora una volta che il codice nuragico, durato più di 1500 anni (XVI secolo a.C. - III secolo d. C.), fece uso, sino alla fine, della normativa posta in essere all'alba della sua nascita. Le regole del mix e del rebus delle cosiddette 'statue stele' sono, si può dire, le stesse dell'ultimo documento nuragico in mix (semitico sardo, latino ed etrusco) custodito in un museo della Sardegna (di cui tra non molto parleremo).
6. A queste ( v. più avanti) si devono sommare altre due voci 'oz. Quindi per la numerologia, sempre presente nei documenti nuragici, si deve registrare che la voce 'oz è ripetuta cinque volte. Essendo il cinque, così come il quattro, simbolo della potenza, l'oggetto, in virtù dell 'iterazione della parola, tende ad esaltare al massimo grado la 'potenza' del dio. Insomma ripetendo per cinque volte la voce potenza si ha il risultato di ottenerne una sesta.
7. Sanna G., 2011, Scrittura nuragica: ecco il sistema. Forse unico, ecc. cit. p. 27
8. Sanna G., 2013, La bipenne nuragica bronzea scritta di S'Arcu 'e is Forros di Villagrande Strisaili e la 'potenza' (עז) di IL YHWH; in monteprama blogspot.com (8 ottobre); idem, 2013, Tresnuraghes (Sardegna). La chiesetta campestre di Sant'Antonio e il concio della rete - trappola di yh(wh); in Monteprama blogspot. com (22 ottobre); idem, 2015, M.A.Fadda, Una mano con un piatto e due crostini? No, la yad di YHWH che regge la doppia forza del mondo; in monteprama blogspot. com (26 gennaio)
9. Sanna G., 2015, VILLA VERDE. Il talismano dell'occhio di Y(hwh). L'iterazione logografica in nuragico; in monteprama blogspot.com (7 febbraio)
10. Sanna G., 2013, La bipenne nuragica bronzea scritta di S'Arcu 'e is Forros, ecc. cit.

11. Sanna G., 2014, Scrittura nuragica: gli Etruschi allievi dei Sardi (I); in Monteprama blospot.com (1 dicembre); idem, 2014, Scrittura nuragica: gli Etruschi allievi dei Sardi(II); in monteprama blospot.com (10 dicembre); idem, 2015, Cerveteri. L'iscrizione (IV secolo a.C.) del cosiddetto 'Pilastro dei Claudii'. Laris Aule larisal figlio di Tin /Uni. Il linguaggio dei numeri nuragico ed etrusco. I documenti di Crocores e di Nabrones di Allai (III); in monteprama blogspot.com (11 gennaio).

martedì 31 marzo 2015

Il raggio che dà energia. Gratis

Il raggio che dà energia. Gratis

Rino Di Stefano

Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche gli scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l'economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l'incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose.

In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.
Una scoperta per caso
Come ogni giallo che si rispetti, l'intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d'anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo «il raggio della morte». E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l'arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del «raggio della morte». La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l'inventore della radio. Per cui si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni. 
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all'origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e dai suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell'atomo, trovarono infatti il modo di «produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita».
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.
La testimonianza
«Tutto è cominciato - racconta Remondini - dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti».
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell'improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l'altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l'unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un'altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c'è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l'imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell'invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta «Riproduzione Vietata». Ma l'enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il «raggio della morte», infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d'obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all'esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di «produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate».
Ok dal governo Andreotti
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell'Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un'esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l'esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell'energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l'Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie. 
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglass a 20 metri dall'uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d'acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d'acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d'acciaio a 10, 20 e 40 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall'ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l'impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza «forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia».
Tra l'altro all'esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un'altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di «campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni».
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po' più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c'erano riusciti.
L'insabbiamento
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un'arma di incredibile potenza, nell'uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell'epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell'epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del Cnen. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all'Università di Trento, della quale all'epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l'antifona, e non disse mai più nulla su quel «raggio della morte» che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro ricerche energia dell'Enea a Bologna.
C'è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili. L'Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate rosse erano all'ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il presidente del Consiglio, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Ali Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
È in questo contesto, che il «raggio della morte» scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell'invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell'energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all'altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). «Sembra anche a noi - si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione - che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio».
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il «raggio della morte» venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d'ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.
Le macchine del futuro
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del «raggio della morte». Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).
A quest'ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C'è tutto, dalle dimensioni all'ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un'intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C'è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l'indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l'elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all'estero, ma non sul territorio nazionale «a causa delle problematiche in Italia». Ma di quali «problematiche» si parla? E, soprattutto, com'è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che «verrà resa nota quando Dio vorrà». Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.

sabato 28 marzo 2015

Il serpente dell’Eden era un ingegnere genetico


Il serpente dell’Eden era un ingegnere genetico

di Cristiano Patuzzi – Nuova Auras - sulla base delle traduzioni ebraiche di Mauro Biglino bibliche, extrabibliche e documentazioni sumero-accadiche





Leggere la Bibbia (Antico Testamento; la Torah ebraica corrispondente al nostro Pentateuco) per come è scritta (naturalmente da traduzione letterale originale) e senza calarci dentro mille interpretazioni o significati misterici, evidenzia una storia completamente diversa da quella alla quale siamo stati abituati. Molto probabilmente gli autori, in realtà, ci hanno raccontato reali cronache storiche e non artificiose metafore. La sua lettura letterale acquisisce, a questo punto, una logica lucidissima e una coerenza scientifica strabiliante; dissolve ogni dogma e va a colmare ogni buco e ogni lacuna sia evolutiva, sia mistica.


Premessa


Dalle traduzioni letterali effettuate sui testi originali in ebraico (consiglio i libri e le conferenze di Mauro Biglino – nella sezione Video) si scopre che la narrazione biblica racconta in realtà una storia molto diversa da quella interpretata e veicolata dalla filologia e dalla teologia ebraica e successivamente cristiana.


Molto rapidamente; (Qui per un ottimo approfondimento) i termini Elyon, Elohim e Yahweh, che gli esegeti ebrei prima e le traduzioni teologiche cattoliche dopo, hanno unificato con la figura unica di Dio; in realtà descrivono tre differenti parole per tre differenti significati.


Elohim
innanzitutto è un termine ebraico plurale (del singolare El o Eloah) che viene tradotto in molti modi quali “gli splendenti” “Coloro che discendono” “Governatori” “legislatori” e per quanto la teologia miri a convincere che sia stato usato il plurale come accrescitivo della potenza di Dio, in molti diversi passi dell’antico testamento tale giustificazione cade in palesi contraddizioni. Nei testi originali appare ogni volta che nella traduzione italiana troviamo la parola “Dio”. Calato nel contesto delle scritture nella loro completezza, emerge in modo evidente che gli Elohim erano un nutrito gruppo di individui assolutamente in carne e ossa, corrispondenti agli Anunnaki descritti nelle tavolette cuneiformi sumero-accadiche.





Elyon
corrisponde alla traduzione italiana “l’Altissimo”. In Deuteronomio (cap. 32 ver. 8) viene descritta la suddivisione della Terra in Nazioni e la spartizione dei popoli tra gli Elohim. [Nella traduzione masoretica, così come nella versione cattolica, il termine plurale Elohim come destinatari delle assegnazioni da parte di Elyon, viene sostituita con israeliti: "Quando l'Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell'uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti"]. Naturalmente il testo originale non menziona affatto il termine “israeliti” in quanto a quel tempo né il popolo né la lingua ebraica esistevano. Tuttavia le esigenze teologiche non potevano permettersi di lasciare il termine Elohim, sarebbe stato assolutamente troppo esplicita la pluralità degli “Dei”. In sostanza dai testi originali si evince che Elyon era con molte probabilità il comandante supremo degli Elohim e discese sulla Terra solamente in pochissime occasioni. Al tempo della spartizione delle Nazioni e in occasione di un concilio (riunione) di Elohim narrata in Salmi 82: “Dio si alza nell’assemblea divina, giudica in mezzo agli Dei” “Io ho detto: Voi siete Dèi, siete tutti figli dell’Altissimo“. “Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti..” In questa narrazione l’originale traduzione ci racconta come durante un’assemblea degli Elohim, Elyon si alzò e parlò loro riprendendoli. Disse loro, voi siete tutti Elohim, ma ricordate che anche voi morirete, proprio come gli Adàm.


Gli Elohim erano presumibilmente una razza (presumibilmente non umana) ma certamente in carne e ossa, il loro aspetto (tratto da pochissimi indizi veterotestamentari e scritti extrabiblici) li descrive come alti, dalla pelle coriacea bianca come il latte, capelli bianchi argentei e occhi grandi e iridescenti. (nell’immagine di copertina potete vederne una ricostruzione) Vengono considerati eterni o immortali (come Dei) ma solo per una loro spropositata longevità rispetto all’Adàm (abitanti dell’Adamà, letteralmente i terrestri) pare potessero vivere dai 20 ai 30.000 anni ma potevano essere uccisi come chiunque altro.


Yahweh il nome di Dio secondo l’ebraismo e la Chiesa Cattolica. Nei testi biblici tradotti compare come “Signore” “l’Eterno” “Dio di Israele”. Secondo la tradizione Il suo nome fu pronunciato a Mosè nel famoso incontro sulla montagna (Libro dell’Esodo). In realtà ai tempi (presunti) di Mosè la lingua ebraica non esisteva ancora, sorge quindi spontanea la domanda: in quale lingua fu pronunciato originariamente? Le genti uscite dall’Egitto vissero per almeno quattro secoli in quelle terre, pertanto è presumibile che parlassero l’egiziano o al limite l’amorreo (una forma proto-semitica) Alcuni studiosi e pensatori ebrei asseriscono che il popolo uscito dall’Egitto con Mosè fosse composto da soli egiziani. Originariamente del termine si conosce solo il famoso tetragramma יהוה trascritto la prima volta 400 anni dopo essere stato pronunciato, corrispondente al consonantico YHWH e vocalizzato in YaHWeH solo dopo altri 1.600 anni. Si può presumere che l’Eloah pronunciò il proprio nome nella sua lingua e fu successivamente riprodotto secondo la fonetica semitica.


Nonostante nella Bibbia il nome di “Dio” comparve con Mosè, in alcuni scritti ancora più antichi ritrovati in Libano (ai tempi terra dei Fenici), viene menzionato il nome di Yhwh come figlio giovane di uno dei capi Elohim di quel territorio. Anche nella stele di Mesha (Giordania) del IX secolo a.c. viene trovato il nome Yhwh in contesa con l’Eloah Kemosh (divinità moabita). Di Kemosh si parla anche in relazione alla guerra durante la quale la valle di Sodoma e Gomorra fu distrutta dalle “armi del terrore” utilizzate da un altro Eloah, Ninurta (sumero-accadico, figlio di Enlil fratello di Enki) regnante in Assiria (odierno Iraq). Altri testi extrabiblici riportano che Yhwh era conosciuto già secoli prima, in altri territori, con il nome di Shaddai; inoltre nei libri della Bibbia copta si parla anche della sua compagna Asherah. Sul fianco della giara di Kuntillet Ajrud, sono presenti motivi iconografici che mostrano tre figure antropomorfiche e un’iscrizione che nomina appaiati «Yahweh [...] e la sua Asherah». Conosciuta anche con il nome di Anat o Ashratum.





Creazione dell’uomo (Homo sapiens)


Secondo le scritture bibliche (originali), così come nei testi sumero-accadici (per altro ancora più precisi e dettagliati), gli Elohim decisero di fare l’Adàm incrociando il loro DNA con quello dell’ominide presente sulla Terra (L’Adamà). Nella Genesi sono due gli episodi relativi alla creazione; nel primo, secondo la tradizione, troviamo scritto: “Dio disse facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”. La traduzione corretta e letterale dall’ebraico recita: “Gli Elohim (ricordiamo che è plurale e infatti anche i verbi che seguono lo sono) dissero facciamo l’Adàm con la nostra immagine (DNA), l’Adàm sarà a nostra somiglianza”.


In ebraico viene utilizzato il termine “Zelem” che significa “quel qualcosa che contiene l’immagine” ed essendo un vocabolo derivante dal verbo “Zalem” che indica “tagliare fuori” (estrarre – togliere), descrive in modo chiaro che l’immagine degli Elohim è contenuta in un qualcosa che è stato “tagliato fuori” dagli Elohim. Nelle cronache sumero-accadiche è esplicitamente descritto che quel “qualcosa” fu estratto dal sangue di giovani Anunnaki maschi. Si parla pertanto della metà “donatrice” cioè il primo racconto parla del DNA Elohim.


Nel secondo racconto si narra che Dio modellò l’uomo dalla terra e vi soffiò dentro la vita. “allora il Signore Dio modellò l’ uomo con la polvere del terreno e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l’ uomo divenne un essere vivente”. Nella versione originale il termine tradotto con polvere (argilla, fango) in realtà descrive “la forma” cioè la matrice nella quale inserire il “soffio di vita”. Si parla pertanto della metà “ricevente” cioè il secondo racconto parla del DNA dell’Adàm. Un palese riferimento a una operazione di ingegneria genetica con il quale gli Elohim hanno contribuito allo spropositato e ancora oggi inesplicato salto evolutivo dell’uomo rispetto a tutti gli altri primati terrestri. L’anello mancante dell’evoluzione non è stato ancora trovato in quanto non esiste; ciò che ha fatto la differenza è stata “l’immagine” degli Elohim.


Recentemente i genetisti si sono accorti della presenza nel genoma umano di parti consistenti di DNA inizialmente denominato “spazzatura” poiché non codificante, parte che non dovrebbe esistere nei nostri geni.


Adamo ed Eva


Innanzitutto va precisato che nelle scritture bibliche originali la parola Adàm (come già intuibile dai passi precedenti) non determina un individuo ma una specie, l’articolo determinativo presente nei testi ebraici (l’Adàm) ne è la prova. Come descritto ampiamente e con dovizia di particolari dalle tavolette sumero-accadiche, gli Anunnaki eseguirono diversi esperimenti prima di raggiungere il successo, generando l’Uomo. Sono descritti almeno sette tentativi andati male (aborti, mostruosità, menomazioni e mutazioni), addirittura scrissero che fu prelevato il sangue direttamente dal capo supremo (Elyon?), nella speranza di una migliore qualità genetica; tuttavia anche in questo caso il risultato fu un fallimento totale. Questi racconti ci confermano che la “creazione” dell’Uomo avvenne a fronte di una lunga catena di tentativi ed esperimenti assolutamente di natura genetica, non creazionista.


Tornando alla Bibbia, fatto l’Adàm (inteso come specie), gli Helohim (o Anunnaki) lo posero in Eden e gli affidarono ogni sorta di animale e la cura del “giardino”. Presumibilmente affidarono agli “umani” la cura dei campi, degli alberi da frutto e del bestiame, all’interno del loro centro di comando (l’Eden). A un certo punto gli Elohim si accorsero che l’uomo non trovava negli animali una compagnia che gli fosse simile.





(ndr: se mantenessimo l’interpretazione teologica, secondo la quale Elohim è Dio, in questo passo viene da pensare che “Dio” inizialmente abbia sbagliato, creando gli animali come compagnia all’uomo e non creando direttamente la donna) E’ evidente che l’assenza femminile abbia portato negli Adàm una certa promiscuità e che i naturali fisiologici istinti sessuali venissero sfogati sia in modo omosessuale che verso altre specie.


Gli Elohim decisero quindi di creare la femmina e nel relativo passo biblico (Genesi 2,21) è evidente si parli di una operazione chirurgica con la quale venne estratto del materiale da “parte laterale ricurva” (tradotta con “costola” ma presumibilmente relativa alla cresta iliaca).
Una curiosità interessante


Gli studiosi ebraici sostengono, tramite il Talmud, che a creare l’uomo non furono gli Elohim bensì i Refahim o Rofim (secondo la vocalizzazione), che identificherebbe i loro medici. Infatti il termine Refahim descrive la funzione, non la razza o specie. (come Malachim che indica la funzione di portatore di ordini “messaggero”, in greco anghelos, in latino angelus e infine in italiano angelo) Da ciò si può ritenere che sia Elohim che Refahim possano essere corretti in quanto gli Elohim dediti alla funzione medica acquistavano l’appellativo di Refahim. E’ il plurale di Refael o Rafael dal quale deriva il nome Raffaele. E’ curioso che oggi l’Arcangelo Raffaele sia ricordato come il protettore della medicina e dei dottori. (Il San Raffaele di Milano è sormontato da una enorme statua di San Raffaele)





Oggi le cellule staminali vengono prelevate tramite aspirazione di sangue midollare proprio dalla cresta iliaca (parte laterale ricurva). La Bibbia scrive: “Allora l’Eterno DIO fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; e prese una delle sue costole, e rinchiuse la carne al suo posto”. Incrociando ancora una volta i testi biblici con i resoconti sumero-accadici si può leggere in queste righe che gli Elohim indussero nei soggetti un sonno profondo (anestesia totale) e prelevarono dall’Adàm le cellule staminali dalla cresta iliaca. Fatto ciò richiusero le carni al loro posto e con ciò prelevato procedettero, tramite clonazione e interventi genetici, alla produzione di soggetti femminili, le Eva.


Il peccato originale e il serpente


All’interno del giardino (dell’Eden) ci dicono essere stati posti due alberi: l’albero della vita e quello della conoscenza del bene e del male. In realtà su questo argomento la Bibbia fa un po’ di confusione mischiando più volte l’uno con l’altro.


Tutti conosciamo bene la storia della mela e il serpente; tuttavia la teologia fa apparire il racconto come una fiaba o quanto meno una metafora finalizzata all’inserimento del peccato originale. (la disobbedienza a Dio)


(ndr: Se paragoniamo la disobbedienza nel mangiare un frutto rispetto a ogni sorta di aberrazioni che l’uomo ha commesso, dall’alba dei tempi a oggi, viene da pensare che nella giustizia divina vi sia ben più che una lacuna o come minimo oggi dovrebbe radere al suolo l’intero pianeta). Evidentemente una lettura letterale e corroborata da una corretta traduzione e ricerche trasversali (testi extrabiblici e parallelismi con tutte le altre culture) riescono a colmare gli innumerevoli buchi logici oggi resi dogmatici dalla filologia ebraica e dalla teologia cattolica.


Quanto scritto originariamente nella Genesi è molto più concreto di quel che traspare dalle visioni spiritualistiche. Bisogna innanzitutto sapere che i Refahim o Rofim biblici possono essere ricondotti ai corrispettivi sumero-accadici “Kashdeian” ovvero il gruppo di Anunnaki (Elohim) dediti alle scienze biomediche. (secondo gli studi di un sumerologo del Christ College di Cambridge). Il serpente che ha la tana sotto terra indicherebbe simbolicamente gli studi che vanno in profondità e la sua raffigurazione intrecciata riproduce con tutta evidenza la doppia elica del DNA.





Si riscontra che i Kashdeian venissero chiamati “serpenti” divisi in due categorie: i serpenti a un occhio (scienziati dediti agli studi astronomici) e quelli a due occhi (ingegneri genetici e biologi), occhi rispettivamente descrittivi degli strumenti tecnologici utilizzati, il telescopio (uno) e il microscopio (due).


Ciò che biblicamente viene descritto come il frutto del peccato non è mai indicato come mela ma solo “frutto”, mela presumibilmente deriva, nelle più recenti traduzioni teologiche, dall’analogia con il termine latino malus. L’albero della conoscenza altro non era che la consapevolezza della propria sessualità e della sua funzionalità di procreare in modo naturale. (Fino a quel momento a produrre gli Adàm ci pensavano gli Elohim). A questo fa riferimento il passo in cui si dice che mangiando del frutto della conoscenza l’uomo sarebbe diventato come “Dio”; allude alla capacità di procreare autonomamente (ovvero creare la vita), proprio come gli Elohim.


Il serpente dell’Eden era molto probabilmente un Kashdeian (Refahim), conosciuto allora come uno dei “serpenti” alcuni sostengono fosse addirittura il genetista stesso che programmò e seguì l’incrocio genetico con gli Elohim (pertanto il nostro “creatore”). Molti lo identificano con Enki (Dio sumero-accadico), fratello di Enlil, entrambi figli dell’altissimo (Elyon?) e che si dividevano il comando sulla Terra. Mentre Enlil esigeva che gli Adàm fossero tenuti sotto loro diretto controllo e che la loro (ri)produzione fosse subordinata e programmata, Enki desiderava per le “sue” creature, la possibilità di riprodursi ed evolversi naturalmente. Concesse agli Adàm la fertilità, rendendoli quindi uguali a loro. I capi della fazione di Enlil disapprovarono tale azione e come conseguenza “cacciarono” gli Adàm dal Gad-Eden. Questa non fu in realtà una condanna (come espresso dalla teologia) bensì una sentenza post evento. I passi che descrivono le “punizioni” di Dio:


“Tu uomo lavorerai il suolo con il sudore”


altro non è che una logica ovvietà; finché vivevano nell’Eden, al cibo pensavano gli Elohim; ora l’uomo per mangiare dovrà cavarsela da solo, lavorare la terra e andare a caccia. Nessuna condanna, ma semplice conseguenza.


“Tu donna partorirai con gran dolore”


altra ovvietà; finché vivevano nell’Eden, alla riproduzione pensavano gli Elohim, fino all’intervento di Enki (il serpente) gli Adàm non erano fertili e venivano “prodotti” presumibilmente in vitro. Con il raggiungimento della fecondità e la possibilità di riprodursi autonomamente, le femmine (le Eva) avrebbero sperimentato che partorire è doloroso (esperienza naturale vissuta anche dagli Elohim). ancora una volta nessuna condanna, ma semplice conseguenza della loro scelta.


Anche il concetto della conoscenza del bene e del male (nella filologia ebraica mai espressi come aspetti spirituali o morali ma assolutamente pratici e concreti) è semplicemente la sperimentazione diretta di ogni aspetto della vita, positivo o negativo. In sostanza gli Elohim concessero all’Adàm la libertà di sperimentare la loro nuova condizione: “bene, ora che siete come noi, andate e vivete ogni esperienza positiva o negativa della vostra nuova condizione”.


L’albero della vita


Genesi 3,22 “Il Signore Dio disse allora: Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!” In questo passo biblico torna il plurale “noi” relativo a “Dio”.


La preoccupazione di Enlil fu che l’Adàm, ormai in grado di procreare liberamente, potesse accedere all’altra caratteristica tipica degli Elohim, la loro spropositata longevità. I nostri genetisti odierni hanno appena cominciato a capire i meccanismi responsabili della degenerazione cellulare, gli errori di “copia” del codice genetico ad ogni sua replica. Gli Elohim è probabile avessero una tal conoscenza genetica da aver sconfitto tali perdite di informazioni del DNA ed essere pertanto in grado di vivere fino a oltre 35.000 anni. E’ pensabile quindi temessero che l’uomo potesse ottenere accesso a tali conoscenze (non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre).


Chiedo scusa per eventuali eccessive semplificazioni e qualche eventuale errore; prendete tutto ciò alla stregua di una favola (Adam Kadmon docet) …ma riflettete sulla lucidità e logicità di questa versione che è quanto ricavabile da una semplice lettura letterale e basata su un racconto dei fatti incontrovertibilmente condivisibile da tutti gli scritti antichi delle più svariate culture, dal medio oriente, all’oriente, dai nativi americani alle tribù africane ai popoli precolombiani dell’America latina.


Per chiudere, mi scuso con chiunque abbia fede in qualsiasi religione o culto, precisando tuttavia che quanto qui descritto non vuole in nessun modo escludere l’esistenza di Dio (trascendente e spirituale), semplicemente questo Dio non è menzionato nelle scritture ebraiche originali. Ritengo che la Bibbia narri la storia di un popolo e la sua relazione con uno degli Elohim, Dio …quella è tutta un’altra storia!


– Cristiano Patuzzi – Nuova Auras


http://www.nuovaauras.it/?p=1751

tratto da www.progettoatlanticus.net/

lunedì 16 marzo 2015

Persone prive dello Spirito

Persone prive dello Spirito

di Montalk
Traduzione di Anticorpi.info

Persone vuote. Burattini. Manichini. Portali organici. Comprimari.
Cosa significano questi aggettivi?
Sono stati coniati da persone che - spesso dopo iter deduttivi differenti - hanno constatato lo stesso sconcertante fenomeno di cui ancora non esistono definizioni: alcuni individui sembrano difettare interiormente di qualcosa; qualcosa diimportante.

Ciò benché non siano necessariamente meno intelligenti, di successo, oppure fisicamente integri di chiunque altro. Nel corso degli anni ho ricevuto diverse email da lettori che sono giunti autonomamente alla stessa conclusione. Hanno notato che alcune persone siano stranamente vuote, e mono-dimensionali.

Questa osservazione è difficile da razionalizzare, in particolare alla luce del lavaggio del cervello con cui la società moderna è pervenuta alla omologazione degli individui, mediante il concetto politicamente corretto ma irrealistico secondo cui tutti sarebbero del tutto uguali a questo mondo; concetto che ignora le differenze sostanziali derivanti da:


- fattore ambientale
- fattore genetico
- soprattutto, fattore metafisico


Premessa.
Ho sviluppato il concetto delle persone vuote nel 1999, dopo aver compiuto una serie di ricerche sulla sociopatia e psicopatia, condizioni che la cultura medica definisce: Disturbi da Personalità Antisociale.


Il mio interesse per l'argomento è scaturito dallo essere stato costretto per molti anni a sopportare vessazioni da parte di qualcuno che - in seguito mi resi conto - aveva tutte le caratteristiche tipiche del sociopatico.


Espressioni come senza cuore e senz'anima, che possono sembrare puramente retoriche, nella mia esperienza travalicavano la allegoria e apparivano letteralmentevere. Gli occhi di questa persona erano vuoti, ed i suoi modi denotavano un'essenza molto superficiale. Alla fine mi resi conto che tali condizioni fossero presenti anche in alcuni soggetti che non apparivano sociopatici, in quanto la loro assenza di cuore era mascherata da una facciata di adattamento sociale. In altre parole, ciò che la psichiatria definisce Disturbo da Personalità Antisociale è solo la più estrema, criminale, sciatta manifestazione di una condizione che in molti altri casi si manifesta in modo socialmente accettabile e meno incriminante. E' con le convenzioni sociali che le persone vuote presenti nella popolazione si mimetizzano.


Ma cosa manca loro? La risposta è chiara se guardiamo ai loro comportamenti e alla qualità delle loro risorse di coscienza.


Caratteristiche comportamentali e psichiche.
Il loro comportamento denota un disinvolto, superficiale, egoistico, narcisistico, mondano, aggressivo materialismo. A volte questi tratti si celano sotto una lucida facciata sociale, ma chiunque prestando un minimo di attenzione può scorgerli oltre il travestimento.Mancano di individualità, di pensiero indipendente, e sono fortemente sbilanciate verso una mentalità da gregge.


Dimostrano di non possedere la comprensione di qualsiasi cosa si ponga al di fuori della sfera materiale dei cinque sensi, e non nutrono interesse verso le questioni metafisiche, eccetto che sotto forma di accessori che fruttino un tornaconto sociale. Appaiono inoltre incapaci di empatia, di coscienza e di reale spirito di sacrificio.


Però sono in grado di allestire uno spettacolo di timore o altruismo per fini di manipolazione. Ad esempio lacrime di coccodrillo per suscitare simpatia, o gesti altruistici per ricavare un tornaconto. L'esame della loro psiche rivela qualcosa di interessante. Vi è una certa semplicità, basilarità ed inerzia nella loro essenza, anche quando gli intelletti sono sviluppati. A differenza di altri individui la loro energia cosciente è diffusa, sorda, vacua e amorfa piuttosto che solida, frizzante e concentrata.

Insomma, le loro menti sono come castelli di sabbia identici a castelli reali. C'è qualcosa di animalesco e grezzo che pilota i loro corpi. Sembrano possedere consapevolezza proprio come le piante e gli animali, cioè manca loro la cosciente consapevolezza di sé che gli esseri umani dovrebbero avere.


Esiste una differenza importante tra la semplice consapevolezza e la consapevolezza di sé.


Spirito: il fattore mancante.
Il fattore mancante è ciò che conferisce ad un essere umano la auto-consapevolezza e la capacità di ideali e di valori trascendenti.


Tutto ciò va oltre i fattori biologici come disfunzioni cerebrali, geni difettosi o fattori culturali come la cattiva educazione, dato che questi ultimi sono difetti della macchina biologica, mentre il problema qui riguarda la consapevolezza nello utilizzo della macchina biologica. Quella percezione intuitiva o chiaroveggente che coinvolge fattori metafisici.
Come potremmo definire tale superiore fattore di coscienza assente in alcune persone?

Di solito viene chiamato anima, definizione che tuttavia ha causato troppa confusione in passato. Ad esempio, i lettori occasionali non hanno familiarità con la definizione di 'assenza di anima' e tendono a confonderla con l'assenza di coscienza. In realtà l'espressione esprime una assenza di coscienza individualizzata.

No, queste persone in realtà sono in possesso di energia animica in virtù dello essere vivi, ma tale energia non è intrisa di vera sensibilità e consapevolezza di sé. Quindi definirò tale scintilla 'spirito' e la descriverò come segue:


"Lo spirito è il nucleo della coscienza individuale, aspetto permanente del proprio essere che rappresenta il vero Sé, ed accumula esperienze e saggezza spirituale nel corso della vita, sopravvive alla morte fisica e si reincarna per continuare a crescere verso il compimento del proprio potenziale."


E' la scintilla divina, la sede del libero arbitrio, il frammento olografico del Creatore che risiede al centro del vostro essere, l'osservatore interiore cosciente in grado di osservare anche la sua propria auto-osservazione.


Sembra che non tutti gli esseri umani siano dotati dello spirito.


Chi ne è sprovvisto non possiede consapevolezza di sé, individualità, saggezza, empatia, intelligenza creativa, o coscienza. Ciò che conferma ulteriormente questa ipotesi è che, come verrà discusso in seguito, si può osservare una totale assenza di sincronismo, sogni simbolici, lezioni spirituali, crescita della anima, e karma nelle loro vite.


Ciò sembra plausibile, dato che costoro non posseggono quell'elemento permanente che sopravvive alla morte e si reincarna, traendo giovamento dalle esperienze appena elencate.


Sono esseri temporanei la cui conoscenza si costituisce poco prima della nascita e si dissolve subito dopo la morte. Se così fosse sarebbe comprensibile come mai costoro non recepiscano le lezioni di vita spirituale; in assenza di un elemento di congiunzione con le loro esistenze passate, in assenza di un Sé superiore in qualità di accompagnatore, non possono nutrire un genuino interesse per tutto ciò che serva un fine che trascenda la loro attuale esistenza mortale.


Pertanto è da attendersi che siano solo materialiste e mondane nelle rispettive ambizioni; particolare confermabile mediante la loro semplice osservazione.


Altri fattori.
Come possiamo capire meglio tutto questo?


Attraverso la analisi dei vari fattori e il modo in cui si combinano per formare un essere, siamo in grado di cogliere le numerose differenze e similitudini tra esseri umani dotati di spirito ed esseri umani senza spirito.

A parte lo spirito, gli altri fattori sono corpo ed anima.
Anima è l'interfaccia fisica-energetica tra corpo e spirito. Gli occultisti suddividono l'anima in corpi eterici ed astrali. Le già menzionate persone 'vuote' sono dotate di corpo ed anima, ma mancano di spirito. Ciò detto, è evidente che posseggano un qualche genere di energia cosciente, tuttavia è assente il nucleo permanente che sopravvive costantemente tra le incarnazioni.


L'anima è costituita da due componenti, l'eterico e l'astrale.

Il fattore eterico è un campo quantistico che preserva il corpo fisico dalla disintegrazione entropica. Oppure, per dirla più semplicemente, è energia vitale che impedisce al corpo di decomporsi.


Il fattore astrale è più astratto e intangibile. Funziona come la sede dei sentimenti e delle passioni. I sentimenti non sono solo reazioni chimiche neurologiche, né semplici pensieri astratti. Piuttosto, sono energie vivide residenti da qualche parte nel mezzo; quella zona a metà strada tra il tutto fisico ed il tutto metafisico è ciò che si dice componente astraledell'anima.


Corpo ed Ego.
Il corpo è lo strumento biologico attraverso cui interagiamo con il nostro ambiente fisico.


Ogni corpo si manifesta con le proprie peculiari predisposizioni ereditarie, unità biologiche, istinti ed algoritmi comportamentali assorbiti tramite programmazione sociale.Tali influenze deterministiche convergono per creare una intelligenza artificiale che - per impostazione predefinita - governa il corpo come un pilota automatico può governare un aeroplano.


Tale intelligenza artificiale è definita ego. Il suo scopo primario è garantire la sopravvivenza del corpo ottimizzandone il comportamento rispetto all'ambiente circostante, fisico e sociale. In altre parole, sono i condizionamenti esterni a programmare l'ego affinché possa garantirsi la sopravvivenza nello stesso ambiente da cui provengono i condizionamenti.

Ma l'ego non è dotato di una vera e propria coscienza. E' solo un software che controlla per via neurale (ed eterica) un hardware che simula una identità vivente. Essendo solo un software, il suo unico scopo è effettuare una serie di calcoli meccanici relativi alle situazioni contingenti, così che anziché soffermarsi a riflettere su di esse consapevolmente, possa rispondere in tempi brevi alle situazioni esterne.

Le funzioni dell'ego equivalgono dunque a un software destinato all'automatizzazione delle interazioni con gli altri esseri umani e la dotazione di una maschera identitaria consona all'ambiente circostante. Il tutto assomiglia agli avatar del gioco The Sims, i quali appaiono e si comportano come persone e continuano ad agire coerentemente anche quando non sono dirette dal giocatore.

Il problema è che mentre l'ego è un fattore del tutto appartenente al passato, lo spirito si pone al di fuori del tempo lineare. Il primo è completamente deterministico, il secondo è completamente non deterministico. Il primo è un prodotto della materia, il secondo una condensazione permanente di coscienza. I due fattori sono governati da impulsi che spesso si pongono in netto contrasto, dal momento che uno agisce nel senso della materialità; l'altro nel senso della spiritualità.


La nostra coscienza quotidiana, nota anche come sé inferiore, è una commistione di entrambi i fattori, vale a dire che la parte spirituale è oscurata dalla maschera di ego e si identifica con esso in maniera analoga ad un pilota così assorbito nell'atto di guidare il suo mezzo da sentirlo come un prolungamento del proprio corpo.


Influenze fisiche o spirituali sull'anima.
Ciò detto vediamo che l'anima, posta come mediatrice tra corpo e spirito, è influenzata da entrambi. Essa concilia la gestione dell'individuo sia in funzione degli impulsi spirituali che di quelli corporei. Ad esempio, il corpo astrale reagisce sia ad un farmaco chimico che induca sensazioni di euforia tramite il corpo, che agli impulsi euforici di una nobile gioia spirituale, sebbene gli effetti sul piano astrale non siano identici.

Allo stesso modo la struttura del corpo eterico può risultare alterata sia da lesioni del corpo fisico che da anomalie del corpo astrale, con conseguenze a livello eterico. Ogni influenza esercitata sull'anima dal corpo e dallo spirito produce effetti che permangono in essa. Ecco perché l'ego è come un software che viene eseguito sia a livello neurale che eterico.

Conseguenze dell'assenza dello Spirito.
Sulla base di quanto appena detto, consideriamo cosa accade quando un individuo è in possesso di corpo, di ego, di anima, ma non possiede lo spirito.


In primo luogo, la sua intera esistenza è il risultato di una serie di influenze materiali, come genetica e ambiente. La sede della sua intelligenza è l'ego. E senza il contrappeso dello spirito, il suo ego finisce per dominarlo. Pertanto, in conformità con la funzione dell'ego, tali persone si dedicano solo a questioni materiali e alla loro sopravvivenza sociale. Si noti che le persone dotate di spirito e connesse con i loro impulsi spirituali spesso compiono scelte che non soddisfano necessità finanziarie, conquiste sociali o desideri egoistici; scelte che si pongono in contrasto ai principi evolutivi darwiniani, e che servono solo fini spirituali. Tali impulsi sono assenti nelle persone prive di spirito, la cui essenza è del tutto ottimizzata per la sopravvivenza nel mondo fisico.

In assenza di coscienza, empatia o battaglie interiori tra gli impulsi dell'ego ed i relativi deterrenti disciplinati dallo spirito, queste persone possono accedere molto più facilmente ai vertici dei loro ambienti mondani perché le loro azioni sono compiute a prescindere dalle conseguenze nei confronti del loro prossimo.

Per comprendere meglio la differenza metafisica, si consideri la diseguaglianza esistente tra persone dotate di spirito e prive di spirito, nell'ambito del rapporto con la morte fisica.

Spirito e anima - annidati l'uno dentro l'altra, abbandonano contemporaneamente il corpo fisico. Dopo un pò la componente eterica dell'anima si disintegra e resta solo lo spirito, annidato nel corpo astrale. In seguito anche il corpo astrale si disintegra. La disintegrazione dei corpi eterici e astrali, cioè lo scioglimento della anima è noto nello esoterismo cristiano come la 'seconda morte.'

Lo spirito liberato quindi sopravvive alla morte prima di reincarnarsi.
La reincarnazione coinvolge lo spirito formando intorno ad esso una nuova anima, con cui scivola in un nuovo corpo fisico. Le predisposizioni, i talenti e gli squilibri che ha acquisito nelle vite precedenti influenzano la nuova incarnazione. In caso di persone non dotate di spirito, la esistenza ha inizio nel modo seguente.

Proprio come il feto si forma all'interno del grembo materno, l'anima si aggrega e si unisce al corpo. Questa combinazione produce una rudimentale consapevolezza. Dopo la nascita l'individuo è solo un prodotto della genetica e dell'ambiente, causa l'assenza di spirito. Senza un contrappeso spirituale gli impulsi biologici e di programmazione sociale diventano i soli stimoli esistenziali. Alla morte fisica l'anima evacua il corpo, contenente un'impronta persistente dell'ego, e dopo qualche tempo essa si dissolve e viene riassorbita nel lago di energie da cui si è originariamente formata. Nulla della loro identità sopravvive.

Per le persone prive di spirito questa esistenza è anche l'unica. Si formano venendo al mondo e si dissolvono al momento di dipartire. Non può essere altrimenti in assenza di un nucleo di coscienza individualizzata.

Così, tutto ciò che sperimenta una persona dotata di spirito a causa della continuità delle sue incarnazioni, è assente nella vita di una persona priva di spirito. Ad esempio,l'individuo senza spirito non ha alcun bisogno di lezioni esistenziali o esperienze di apprendimento spirituali; che scopo avrebbero simili esperienze se tutto ciò che si è maturato in vita svanisce con la morte? E così non percepiscono alcuna urgenza di apprendere lezioni di umiltà, empatia, compassione, comprensione o perdono.

Invece di evolversi attraverso la maturazione spirituale, si evolvono solo nel senso di un migliore adattamento alla vita materiale. Per esempio, mentre una persona spirituale riesce a identificare gli errori nei comportamenti e lavorare su di essi, sviluppando umiltà, una persona senza spirito semplicemente impara a dissimulare i suoi comportamenti così che il suo prossimo non abbia a che notarli.


Il Karma è un ulteriore fattore metafisico assente nella esistenza della gente priva di spirito. Circolano molte idee sbagliate riguardo il karma, quindi per prima cosa vorrei esporre la mia concezione di esso, prima di mostrare come la sua assenza influisce sulla vita di una persona priva di spirito.

Il Karma (il tipo negativo) è semplicemente un debito spirituale o uno squilibrio acquisito come conseguenza della violazione del proprio libero arbitrio o di quello del prossimo.
La violazione del proprio libero arbitrio ha luogo quando si compie una scelta in uno stato di ignoranza, identificandosi con l'ego ed agendo per soddisfare i suoi impulsi, si viola una diversa scelta compiuta durante uno stato spiritualmente più sobrio.

Una volta commessa una violazione del libero arbitrio, lo spirito superiore identificabile con la coscienza deplora l'errore e si impegna a rimediare benché il se inferiore, cioè l'ego, cerchi di ignorare tale proposito. Lo squilibrio karmico attira così una serie di esperienze che forniscono una lezione finalizzata alla correzione della scelta compiuta, nella esistenza attuale oppure nella successiva. La lezione è universale e non necessita del ricordo della scelta originale che ha provocato la reazione, ma solo la comprensione di un insegnamento.

L'esperienza karmica non è un percorso obbligato, mentre è obbligatorio l'apprendimento della lezione. Dunque il karma a volte può essere mitigato o evitato mediante una piena comprensione dello errore senza dovere necessariamente passare attraverso la durezza della esperienza karmica. Tuttavia senza lo spirito non esiste vero libero arbitrio, e in assenza di quest'ultimo nessuna vera lezione può essere appresa.

Pertanto, le persone senza spirito non hanno il karma e vivono completamente secondo la casualità e la legge della giungla. Mentre alcuni individui dotati di spirito potrebbero nascere gravati da un handicap karmico, per quelli senza spirito simili handicap si traducono in una questione di fortuna o ereditarietà, e non servono alcun fine metafisico.


Discorso simile vale per i tempi e le modalità della morte. Le persone dotate di spirito sono in grado di pianificare liberamente le loro esistenze prima di incarnarsi, compreso il modo in cui moriranno, mentre quelle sprovviste di spirito muoiono in conseguenza di circostanze casuali, senza scopo o significato, a meno che la loro morte in qualche modo svolga un ruolo significativo nel disegno preincarnativo di un individuo dotato di spirito.

Altri fattori assenti sono i sogni simbolici, il sincronismo, un orientamento intuitivo che li renda artefici del loro personale destino. Non vivono alcuna esperienza di questo genere, in quanto non possono, né devono. Dovrebbe risultare ovvio il ruolo giocato dallo spirito nello ambito di simili fattispecie, ma per chiarezza mi soffermerò sulla questione. I sogni simbolici servono principalmente per mettere al corrente una persona di uno o più squilibri spirituali che necessitano di correzione, ma una persona che non possiede lo spirito non riceve simili messaggi. Ciò perché non possiede qualcosa che glieli invii. Senza un nucleo permanente di individualità, non può esistere un "Sé Superiore", che è la perfetta manifestazione futura dello spirito che retrocede nel tempo per aiutare le estensioni di se stesso all'interno del passato lineare. E senza un Sé Superiore, nessuno può avere una guida intuitiva interiore che fornisca avvisi e protezione.


Così, mentre nella esistenza di una persona dotata di spirito possono verificarsi alcuni strani sincronismi che piegano le leggi della realtà per salvarli da una morte prematura, in quella di una persona priva di spirito la sopravvivenza è affidata solo alla casualità.


Differenze nei chakra.
Esiste inoltre una differenza per quanto riguarda i chakra, tra persone dotate e non dotate di spirito.


I chakra sono centri energetici vorticosi che collegano l'anima con il corpo, e che collegano lo spirito con il corpo attraverso l'anima. Ogni centro coincide con le principali ghiandole del corpo fisico, e ognuno di essi assolve una diversa funzione comportamentale. I chakra inferiori sono associati con sfumature comportamentali come l'istinto fisico, gli impulsi sessuali, le emozioni di base, il potere personale, e l'attività intellettuale. Chiunque possiede i chakra inferiori.

Le persone senza spirito tuttavia non hanno bisogno di chakra superiori, vale a dire ilCuore, la Corona, ed il Terzo Occhio, in quanto sono centri collegati esclusivamente allo spirito.


Il chakra del Cuore, centro di emozioni superiori quali la compassione, l'empatia, la gioia spirituale, è assente poiché manca uno spirito cui possa essere associato.


Il chakra della Corona, centro della comprensione intuitiva, della originalità, della creatività, e collegamento con la verità oggettiva, è anche esso assente.


Il chakra del Terzo Occhio, situato tra le sopracciglia, serve per la percezione dei fenomeni e dei concetti al di là del mondo materiale, sicché le persone prive di spirito - confinate nel mondo dei cinque sensi - non hanno alcun bisogno di esso.


Di conseguenza, un'altra differenza tra i dotati e i non dotati di spirito è che i primi hanno tutti e sette i chakra, mentre nei secondi sono assenti i tre chakra superiori (cuore, corona, ed il terzo occhio).


Se si riflette sulle conseguenze di una simile situazione, è facile comprendere come tale postulato spieghi l'intera gamma di osservazioni che abbiamo fatto circa le persone prive del fattore 'spirito.'

Persone dotate di spirito, ma ancora 'dormienti.'
A questo punto ci si chiederà quale sia la differenza tra le persone prive di spirito e quelle il cui spirito è dormiente o immaturo. Dopotutto, entrambe appaiono spesso del tutto coinvolte nella illusione della 'Matrix' materiale.


Entrambe non sono coscienti di sogni simbolici e sincronismo, né riescono a manifestare molta empatia.


Per esempio, esistono persone negative che sono completamente succubi dei loro ego e di forze esterne negative, le quali possono commettere crimini violenti e persino omicidi di massa, senza battere ciglio. Non tutte sono prive di spirito. Ma tutte non odono la voce dello spirito quando si tratta di impegnarsi in simili comportamenti disumani.

In alcune di esse lo spirito è del tutto assente, mentre in altre lo spirito è dormiente. La differenza tra tali due categorie è che una persona dotata di spirito immaturo o dormiente possiede potenziale spirituale in forma latente. Perciò, sebbene in minima quantità, in esse si intravede la presenza del fattore spirituale. Possono subire le conseguenze di un debito karmico causato da scelte ignoranti, e - sebbene siano portate a ignorarli - continuano a recepire sogni che tentano di sensibilizzarle in merito agli squilibri spirituali nella vita. Esse possono ancora sperimentare l'aiuto sincronico nel plasmare le loro esistenze contro le probabilità, sebbene non se ne avvedano. Nelle persone prive di spirito tale potenziale è del tutto assente. Costoro semplicemente non possono crescere spiritualmente. Quanto detto non è una dichiarazione teorica, ma una lezione appresa dopo avere preso dolorosamente atto di come queste persone non mostrino alcun segno di crescita o evoluzione, non importa quanto aiuto e opportunità siano state loro fornite. Nel migliore dei casi finiscono per adattarsi, ma si tratta di comportamenti indotti dal condizionamento e da una serie di calcoli opportunistici, piuttosto che da una comprensione reale.

Esiste poi una ulteriore importante differenza. Chiunque possieda lo spirito conduce una vita adeguata alle sue necessità spirituali. Quindi vi è una corrispondenza tra la sua maturità spirituale ed il suo stile di vita. Gli spiriti giovani e immaturi conducono una vita grezza perché l'esistenza di base è tutto ciò che serve loro, insieme a tutto ciò che comporti un guadagno. Nel vivere questa vita priva di spirito essi sono guidati dalle circostanze e dalla astuzia, non importa che siano mendicanti, dirigenti aziendali, o autori famosi. In assenza dei vincoli tracciati dalla necessità spirituali, i 'senza spirito' non hanno limiti o progetti di crescita che strutturino le loro esistenze.


Psicopatici, sociopatici e narcisisti.
Le manifestazioni più estreme dell'assenza di spirito sono conosciute in psicologia come personalità psicopatiche, sociopatiche o narcisistiche.


Le persone dotate di spirito che annoverano tali tare sono tenute in ostaggio dai loro ego, ma possono essere riabilitate. Anziché essere assente la loro empatia è soffocata o dirottata. Non sono veri psicopatici, ma persone spirituali che soffrono di disturbi della personalità.

L'autentica psicopatia e sociopatia non possono essere curate in quanto sussiste qualcosa di irrimediabilmente viziato nei soggetti che ne sono affetti. Essi mancano completamente di empatia e rimorso, qualità che non possono essere sviluppate, ove non esistenti. La natura incurabile della psicopatia è un fatto accettato in psicologia. La causa viene ascritta ad un'anomalia nei centri cerebrali del dolore e della paura.

Di conseguenza - in assenza della influenza di bilanciamento arrecata dallo spirito - tali anomalie conducono ad una serie di errori incontrollati nella programmazione del ego, i quali finiscono per svilupparsi al punto da interessare questioni mediche e giuridiche. Ciò che il sistema medico può diagnosticare è soltanto la manifestazione estrema di una condizione che è purtroppo diffusa tra la popolazione.


Molte altre persone senza spirito ma dotate di ego ben funzionanti riescono a controllare l'assenza di empatia e rimorso camuffandole con azioni assorbite tramite programmazione sociale.

Perché senza spirito? Cosa dice la letteratura.
La letteratura abbonda di teorie sui motivi per cui alcune persone non sono in possesso di una componente superiore di coscienza, e quali scopi servirebbero nel grande schema delle cose.


Dato che non sono il primo a fare questa osservazione, vorrei ora accennare agli argomenti addotti da altri autori per spiegare tale condizione.


John Baines scrive ne L'Uomo Stellare che gli esseri umani, come tutte le specie animali, sarebbero uniti da un'anima collettiva che accomunerebbe la loro specie. Tale inconscio collettivo eserciterebbe sugli umani una influenza de-individualizzante che sospingerebbe verso la mentalità da gregge ed il gregariato.


Rupert Sheldrake definisce tale condizione 'campo morfogenetico.' Le persone che non sviluppano la propria individualità cosciente sarebbero in sostanza semplici automi creati dall'inconscio collettivo, estensioni della mentalità da alveare. Il loro obiettivo esoterico sarebbe quello di separarsi dal branco sviluppando la propria volontà e diventando così esseri liberi.


Rudolf Steiner ha espresso opinioni analoghe. Nella sua opera fondamentale, La Filosofia della Libertà, ha affrontato proprio questo problema. Steiner asserisce chefintanto che gli esseri umani obbediscono alla autorità esterna ed ai loro istinti biologici e bestiali, non potranno mai esseri liberi. La libertà deriva da una scelta basata sulla comprensione intuitiva di ciò che ciascuna opzione comporta e significa.


Tale atto di libero arbitrio richiede acume e introspezione spirituale così che le scelte provengano da un luogo di autentica comprensione. Steiner ha riconosciuto come non tutti posseggano la necessaria confidenza per esercitare intelligentemente il libero arbitrio.


Anche Gurdjieff si esprime pressappoco negli stessi termini. Nel testo Vedute sul Mondo Reale riassume la propria posizione. Gli esseri umani nascono come tabule rase, macchine biologiche, senza consapevolezza di sé. Ad un certo punto nel corso della esistenza ogni persona può sviluppare un "io" oppure decadere verso la direzione opposta, verso una completa meccanizzazione.


Secondo Gurdjieff le persone 'vuote' sarebbero coloro che non hanno sviluppato la consapevolezza di sé come avrebbero dovuto, sebbene noi tutti incominciamo la esistenza su un piano neutrale, di parità. Da parte mia non credo che le cose stiano in questi termini, in quanto esistono neonati e bambini che dimostrano chiaramente di possedere una alta sensibilità, rispecchiata in comportamenti di auto-consapevolezza, ed altri neonati e bambini che invece ne sono privi, il che introduce il fattore 'reincarnazione' in alcune persone e la assenza di spirito in altre persone.


Boris Mouravieff scrisse estesamente sul tema dell'esistenza dello spirito. L'argomento viene trattato nei suoi tre volumi della serie Gnosi, in particolare nel secondo e terzo volume. Il suo approccio è basato sul cristianesimo esoterico, e così attinge a piene mani dalle sacre scritture pur tenendo da conto la tradizione della Quarta Via di Gurdjieff, la quale sembra risalire agli insegnamenti sofistici.


Secondo l'interpretazione che Mouravieff ha dato del Libro della Genesi, prima di Adamo ed Eva esistevano già gli esseri umani, tuttavia solo Adamo ed Eva e la loro discendenza avrebbero ricevuto il soffio dello spirito di Dio. Per cui oggi esisterebbe una commistione tra due sotto-razze di esseri umani: i pre-adamitici senza spirito, e gli adamitici dotati di spirito.


Mouravieff spiega che la funzione dei pre-adamitici sia drenare energie dagli adamitici, attività insita nell'ambito della catena alimentare cosmica. Ritiene inoltre che i pre-adamitici posseggano un'unica anima di gruppo, e che solo dopo eoni evolutivi tale anima collettiva si differenzierà in spiriti individuali uguali a quelli di cui gli adamitici sono già in possesso.


Infine, le Trascrizioni Cassiopeiane ricalcano il pensiero di Mouravieff e forniscono alcune ulteriori intuizioni fondamentali in materia.


La fonte di tali canalizzazioni sostiene che alcune persone sarebbero 'portali vuoti' che:


- servono al lavoro della intelligenza altrui.
- posseggono auree uniformi tra loro
- non posseggono i chakra superiori
- possono imitare il possesso dello spirito riflettendo la propria energia animica
- in ultima analisi, servono come portali per lo accesso nella nostra realtà di esseri negativi iper-dimensionali


Tutto ciò è in linea con le mie osservazioni e gli scritti di Mouravieff e Gurdjieff, ed appaiono più realistiche rispetto ai punti di vista tradizionalistici dei maestri appena citati.


John Baines asserisce che alcuni esseri umani sono estensioni di una unica anima umana collettiva, mentre i Cassiopeiani affermano che essi sono estensioni di particolari gruppi animici animali.


Affermano che tali cosiddetti "portali organici" fungono da trait d'union tra il regno umano e quello animale, drenando energie dagli esseri umani dotati di spirito, per poi farle confluire nei gruppi animici animali allo scopo di accelerarne la evoluzione. Tuttavia la loro funzione originaria è stata successivamente dirottata da forze superiori negative, che hanno iniziato a sfruttarle per soddisfare il loro proprio fabbisogno di energie.


Dunque ciò che ho scritto in questo articolo non è assolutamente originale e inaudito. Ho semplicemente studiato in maniera indipendente gli individui 'vuoti', nel triennio 1999-2001; dopodiché ho articolato quanto appreso con una serie di speculazioni personali e teorie, fino a pervenire alla teoria enunciata in questa sede.

Credo che esistano diversi motivi per cui alcune persone manchino dello spirito.

Alcune nascono in questa condizione perché nessuno spirito mette radici in loro, come succede ad alcuni posti in un teatro, i quali restano vuoti perché nessuno compra il relativo biglietto. Altri possono aver iniziato il loro cammino possedendo uno spirito, ma perdendolo a un certo punto della esistenza. Ciò potrebbe accadere di colpo, a causa di abusi o di gravissimi traumi, o gradualmente, dopo decenni di sistematici atti contrari ai dettami della coscienza.


Non tutti i defunti sono necessariamente cadaveri. Alcuni possono continuare a esistere sotto forma di gusci vuoti, echi di loro stessi, privi dello spirito che un tempo dava loro la scintilla.

Esistono poi altri fenomeni oscuri, come i cadaveri rianimati dagli alieni mediante alte tecnologie, cloni umani e altri tipi di umanoidi artificiali che mancano di spirito, ma si tratta di casi estremamente rari e quindi non vale la pena discuterne in questo articolo.

In questa sede preferisco limitarmi a parlare di un ampia percentuale di popolazione cui il fattore 'spirito' manca per cause naturali; persone sempre esistite nel corso della storia, e che in virtù di una natura predatoria e amorale hanno sempre gravitato nell'ambito delle alte sfere sociali, economiche e politiche, rendendo il mondo un posto inospitale nei confronti degli impulsi spirituali.

I benefici della comprensione.
Come si può convenire, l'idea che alcune persone non siano dotate di spirito rende molto spiegabile il lato robotico, animalesco, predatorio di una parte della umanità.


Molti di noi sono ingannati dal falso presupposto che saremmo tutti sostanzialmente uguali interiormente; che mettendoci nei panni del nostro prossimo, con uno sforzo potremmo comprenderne appieno le motivazioni. Ma non tutti gli atti disumani discendono da variabili ambientali. Esistono casi in cui, anche se ci sforziamo di immaginarci al posto di coloro i quali siano artefici di simili atti, sappiamo che non avremmo agito allo stesso modo. Questo perché la causa delle motivazioni di tali persone non è ambientale, ma metafisica.

Chi si ostina a ignorare la possibilità dell'esistenza di persone prive dello spirito continua a scuotere la testa per la frustrazione, assistendo ad una serie di comportamenti altrui che proprio non riesce a concepire e razionalizzare. Quando ha a che fare con uno psicopatico privo di spirito, ad esempio, è facile che costui si lasci facilmente ingannare e manipolare. Solo dopo essersi bruciato molte e molte volte realizza che alcuni esseri umani sono semplicemente un diverso tipo di creatura, che non sono correggibili perché agiscono in conformità con la loro natura predatoria.

Quanto appena detto è particolarmente vero per la elite psicopatica che gestisce questo pianeta-prigione. Non possono essere riabilitati né persuasi con appelli all'empatia.

Cautela e Conclusione.
Non sarebbe saggio, tuttavia, guardare dall'alto in basso o con disprezzo i senza spirito.


Sono ciò che sono, e vivono le loro vite secondo la loro natura. Essi non dovrebbero essere trattati diversamente da come si fa con un animale selvatico che agisce secondo la propria natura selvaggia. E' solo concependo fino in fondo la impossibilità dei senza spirito di raggiungere standard spirituali più elevati, che si tiene lontana la frustrazione suscitata dai loro comportamenti. Non aspettandosi troppo da loro, e comprendendo la ragione profonda dei loro comportamenti, la frustrazione lascia il posto ad una matura consapevolezza. Né vale la pena darsi da fare per cercare di individuare chi sia dotato di spirito e chi no, perché nei casi ambigui si finisce per scivolare nella paranoia. Dal momento che il modo di essere di coloro i quali hanno uno spirito compongono un sottoinsieme di numerosi comportamenti inequivocabili e univoci, è solo constatando tale organicità comportamentale che si può giungere ad una rapida e certa identificazione, ma solo di coloro i quali siano certamente dotati di spirito. In questi casi è chiaramente percepibile la vitalità nei loro occhi, una energia chiara e unica nelle loro parole, una originalità e indipendenza nei loro processi di pensiero.

Domande frequenti.
D - Come faccio a capire se sono una persona senz'anima?
R - Se hai sperimentato anche una sola caratteristica spirituale, allora non sei un senza spirito. Il fatto stesso che ti poni una simile domanda, che coltivi un simile dubbio, indica consapevolezza di sé e capacità di introspezione, che sono entrambe caratteristiche di chi ha uno spirito. Indipendentemente da ciò, è preferibile partire sempre dalla presunzione che tu sia dotato di spirito, e lavorare per sviluppare qualità come intuizione, empatia, lucidità, anche se i tuoi impulsi egoistici cercano di impedirtelo.

D - Ho il sospetto che il mio (amico, coniuge, genitore) sia una persona priva di spirito. Cosa devo fare?
R - Accantona per un attimo la questione se siano o meno senza spirito, e concentrati unicamente sulla domanda se sia possibile continuare a vivere al loro fianco. Sono talmente manipolativi, drenanti, offensivi o così dannosi per il tuo benessere da indurti a pensare di allontanarti da loro? Se è così, allora non importa se abbiano o meno uno spirito: prendi il largo. Oppure sono cordiali, positivi e stare insieme a loro produce in te dei benefici? Anche in questo caso, non importa se abbiano o meno uno spirito. In sintesi, dal punto di vista pratico è sufficiente sapere se sia possibile o meno convivere con loro.


La distinzione tra persone con spirito e senza spirito entra in gioco nei casi in cui si abbia a che fare con persone psicopatiche, le quali anche dopo aver promesso molte volte di cambiare continuano a tornare sui loro modi violenti. A quel punto è meglio prendere atto che probabilmente agiscono in linea con la loro autentica, immutabile natura.


Gli ingenui condizionati a credere che nel loro intimo tutte le persone siano ugualmente benevole, continueranno a razionalizzare ogni abuso, ma chi avrà sviluppato esperienza nel riconoscere i sintomi dell'assenza di spirito, alla fine salverà se stesso.

D - Il concetto che esista gente priva di spirito non è divisivo, razzistico, persecutorio, e antitetico rispetto alla idea di uguaglianza umana, di unità, di armonia e fratellanza?
R - Se la teoria è corretta, la verità non può essere ignorata per questioni di correttezza politica. Se applicata correttamente, essa può condurre ad una maggiore stabilità e armonia nel lungo periodo.


Ad esempio, ogni tentativo di una società utopistica è fallita perché furono tutti basati su una serie di ingenui luoghi comuni a proposito della composizione della umanità, popolata in parte da egoisti, psicopatici, predatori che hanno sempre finito per distruggere l'utopia.


Se l'utopia si fosse basata sulla comprensione di simili tipologie umane, si sarebbero potute applicare alcune misure in grado di prevenire la sua degenerazione. Inoltre, una teoria non dovrebbe essere biasimata per via delle conseguenze della sua errata applicazione; coloro che non l'applicano correttamente finiscono per usarla come veicolo per la soddisfazione del proprio ego, piuttosto che per esigenze spirituali. Anziché scartare la teoria a causa della sua scorretta interpretazione, lo sforzo dovrebbe essere profuso per prevenire la sua cattiva applicazione.


Infine, l'unità del creato può essere riconosciuta anche senza sacrificare la coscienza delle diversità funzionali che lo compongono. Solo con la corretta comprensione di ogni singolo fattore l'unità potrà infine essere riconosciuta con la massima chiarezza, piuttosto che proseguire sulla strada di questa pura beatitudine ignorante.

Articolo in lingua inglese pubblicato sul sito Montalk
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